Il disco che recensisco, il secondo da solista dell'ex vocalist dei Nightwish Tarja Turunen, è un lavoro ambizioso. Dopo l'esordio solistico nel 2007 con "My winter storm", la Turunen ha puntato per "What lies beneath" del 2010 su collaborazioni prestigiose (solo per citarne alcune, i Van Canto in "Anteroom of death", Phil Labonte in "Dark star", la chitarra di Joe Satriani in "Falling awake", la batteria di Will Calhoun in "Crimson deep") e su una produzione molto curata, oltre a cimentarsi personalmente nelle parti di pianoforte. L'obiettivo di produrre un disco d'impatto, più maturo del precedente, in grado di lasciare un segno nel panorama del symphonic metal e di definire meglio lo "stile" personale di Tarja è stato, secondo me, centrato solo in parte.
Senza dubbio, i lati positivi di questo lavoro sono molti, e tali da renderlo tutto sommato di piacevole ascolto, direi persino in alcuni punti affascinante: la prova canora di Tarja è superba e brilla al massimo soprattutto nelle ballate (ad esempio "Underneath", "Rivers of lust", "The Archive of lost dreams"), che costituiscono uno dei due filoni su cui si impernia il disco accanto ai brani più "grintosi"; le parti sinfoniche, affidate per la maggior parte ai violini, non scadono nello stucchevole e non soverchiano, come spesso accade, le linee di chitarra e batteria, che sanno essere all'occasione abbastanza robuste ed incisive, seppur mai molto complesse; in alcuni brani è chiara la volontà di sperimentare, pur cautamente, qualcosa di nuovo, o perlomeno di esplorare territori per Tarja ancora vergini, come in "Anteroom of death", pezzo con forti variazioni ritmiche ed estremamente "teatrale" (di certo anche per la presenza dei Van Canto), o in "Crimson deep", caratterizzato da un'atmosfera plumbea abbastanza insolita per lo stile della Turunen. Tuttavia, l'impressione finale è quella, mi si perdoni l'espressione, di un "freno a mano" perennemente tirato; le potenzialità per produrre un metal più aggressivo e magniloquente mi sembrano esserci, ma finora non si sono tradotte in atto. Credo (ma qui si entra nel territorio delle mere ipotesi) che in questo abbia avuto un peso la dialettica non (ancora?) risolta tra le propensioni di Tarja, che la indirizzano verso le ballate e pezzi in generale più lenti e melodici, e la volontà di non scontentare la base storica dei fan, che la segue da quando era nei Nightwish e che si aspetta il classico metal sinfonico, appunto, "alla Nightwish" prima maniera. Quando questa dialettica sarà risolta, in un senso o nell'altro, credo potrà uscirne un lavoro dal carattere meglio definito, anche se non necessariamente metal, e di livello comunque molto buono.
Staremo a vedere...
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Altre recensioni
Di federico"benny"
Ascoltando questo 'What Lies Beneath' si avverte costantemente la sensazione di occasione sprecata.
La Turunen è divisa tra la propensione a soddisfare i fan con pezzi heavy e la sua naturale tendenza verso ballate melodiche.