Fino a pochi mesi fa, non avrei potuto sollazzarmi col giochino delle 'assonanze lessicali'. Giochino psicologico, molto divertente, celebrato addirittura da Sir Alfred Hitchcock in "Marnie", uno dei suoi capolavori. Come si gioca? Semplice. Dite la prima parola che vi passa per la mente, che ne so, 'casa', e poi associate a questa parola, altri termini affini o similari. Immaginiamo: cortile, porta, finestre, cucina, letto, salotto eccetera eccetera. Proviamo con voi: se vi dicessero 'musica' e poi vi aggiungessero 'Russia', quale associazione vi salterebbe in mente? Io, lo ammetto, avrei solamente ricordato il celebre album dei Ramones "Rocket To Russia". Avrei risposto così semplicemente perchè non conoscevo le T. a. t. u. (che d'ora in poi chiamerò semplicemente Tatu, per evitare l'odioso ingombro dei puntini).
Diciamocelo chiaramente, dalla Russia non è che sia uscito chissà quale altisonante artista musicale, anzi, io non ricordo nessuno, ma potrei sbagliare. Le Tatu, fenomeno musicale di questo inizio secolo, non sono nè brave nè talentuose, sono, come quasi tutti i fenomeni, incapaci e fondamentalmente inutili. Basta fare due conti: se sei nato nel 1984, e hai 22 anni, non puoi essere un fenomeno musicale (a meno che tu non sia Mozart o Bob Dylan), ma potresti essere una star se riesci a creare il giusto scandalo, trovarti tra le braccia di un prodigioso produttore e avere la fortuna di piacere ai teenager (i quali, che piaccia o no, gestiscono l'intero sistema musicale con le loro scelte e i loro acquisti). E le Tatu, non c'è da vergognarsi a dirlo, hanno avuto fortuna.
Dopo un debutto passato sotto silenzio persino in Russia e un disco già record di vendite in mezza Europa, le Tatu incontrano il produttore Boris Rensky, e il giochino è fatto. Si inventano la storiella della presunta convivenza lesbica (presunta o veritiera?), e, tanto per non farsi mancare nulla, strombazzano una gravidanza più cercata che voluta e, tra un gossip e l'altro, trovano il tempo (sarebbe il loro lavoro, però si sa, al business non si può dire di no) per recarsi in sala d'incisione e registrare "Dangerous And Moving".
I fans vanno in visibilio, i teeangers spendono tutti i loro risparmi: in realtà i testi delle Tatu non li conoscono, però leggono i giornaletti di gossip, e sapere che queste due si spacciano per lesbiche, se si è vergini e innocenti, rischia di far venire qualche fregola da tenere misuratamente a bada. "Dangerous And Moving", oltretutto, trova la benedizione addirittura di Billy Steinberg, responsabile di uno dei più clamorosi successi commercali degli ultimi vent'anni: "Like A Virgin".
Le Tatu comunque, non valgono Madonna (ammesso che anche lei non è che sia proprio Maria Callas), e purtroppo si sente. Non si pretende chissà cosa, ma almeno uno straccio di idea, qualche sforzo nella speranza di trovare almeno un minuto di genialità, insomma, si chiede di fare quello che dovrebbero fare tutte le star più o meno blasonate: stupire.
E qui, a onor del vero, ci si stupisce abbastanza, ma in negativo. La sciatteria e la faciloneria con qui le Tatu canticchiano le loro canzonette ripetendo fino allo sfinimento il banalissimo ritornello. I testi sarebbero da depennare, se ci fossero, il problema è che nemmeno quelli si sono presentati all'appuntamento. Le musiche sono pietose, tutte uguali, tutte simili l'una all'altra (tanto da non distinguere quasi le diverse traccie se non fosse per la canonica interruzione musicale tra brano e brano), e ritmi dance, pop, o come diavolo volete, che comunque con la dance, col pop, o con quel diavolo che volete, non c'entrano assolutamente nulla.
Eppure queste due ragazzine, vengono presentate come salvifiche muse della Dea della Musica a "Tops of the Pops" (l'ex programma musicale di Italia Uno) e il solito, inossidabile, Festivalbar. Troppo sconcie per Sanremo, altrimenti avrebbero messo piede pure lì. "Dangerous And Moving" vende montagne di copie, le Tatu ridono felici per i soldi conquistati (e magari si danno pure mezzo bacio per festeggiare) e la Russia finalmente riesce ad innalzarsi agli altari della gloria musicale: anche loro hanno due cantanti (cantantesse?) famose. Peccato però che ancora una volta la vera musica sia stata vigliaccamente tradita. E viene quasi da rimpiangere il Michael Jackson di "Bad". Ed è tutto dire.

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