Roma caput punk.

E non esiste la benché minima possibilità che un qualche erudito latinista riesca a distogliermi  dall'erronea citazione.

Perché, se dopo «Close up» dei Bingo, è venuto «Yu Tolk Tu Mach» dei Taxi, allora non ci sono santi né fanti che tengano: Roma caput punk.

Parto dalla copertina, che a me piace pensare alla stregua di un romantico omaggio ai Ramones immortalati sul retro di «Road to Ruin». Così che, quando tra i titoli sul retro (e qui il pensiero corre veloce ai Redd Kross di «Neurotica») scorgo «Glad to See Tou ... », come un giocatore di poker che scopre lentamente le carte nella speranza di un asso che coroni una scala reale da infarto, spero che ci sia un «... Go» a seguire. Non va così, ma poco importa.

Poi c'è la musica, punk 1977, hard rock pestone e glam condito con una dose di coattaggine non indifferente; ed il vero punk è profondamente coatto, checché se ne dica.

Prendi «Load Point Fire», la sezione ritmica pesta in modo inverecondo su un ritmo marziale che non è velocità né violenza, ma pesantezza che neanche il Leo Tormento Pestoduro dei bei tempi andati. Plotone di esecuzione.

Prendi «Gloves», ma soprattutto prendi «Hard Times», brano inedito che il misconosciuto ma leggendario Clive Jones regala ai nostri a testimoniare l'apprezzamento per la cover di «Rabies Is a Killer» sbattuta sul precedente «Like a Dog»: coattaggine a mille, quella indispensabile per acchiappare due piccioni con la proverbiale fava e sfanculare simpaticamente i Knack di «My Sharona» e gli AC/DC di «Thunderstruck». Devastazione.

Talmente coatti, i Taxi, da non temere il ridicolo nell'affrontare niente popo' di meno che Serge Gainsbourg; e la loro «Qui Est In, Qui Est Out» è una delle più belle cover punkizzate dell'ultimo decennio. Ma poi, a pensarci bene, Gainsbourg è sempre stato punk (versante bohemien), anche solo per la famosa ed abusata "attitudine". Genio.

E poi «Yu Tolk Tu Mach» è una miniera inesauribile di riff micidiali: «Dead Girl», «The Vampire» e «Out on the Street» sono un'onda d'urto che spacca e demolisce ogni ostacolo che si frappone sul cammino. Air guitar a manetta.

Ma «Yu Tolk Tu Mach» è anche, e soprattutto, innodia punk da sbraitare a pieni polmoni e finché regge il fiato.

«She's the Killer, Yeah She's the Killer». Punk 1977.

Suonato come Cristo comanda.

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