Shake!
E al terzo album quel folletto di Ted decise di impossessarsi del nostro apparato nervoso.
Meglio di qualsiasi farmaco contro la spossatezza primaverile, questo album riesce nell'intento di trasmettere un'irrefrenabile vitalità.
E' Ted Leo il principio attivo prescritto in questo caso, giovane newyorkese fratello di Chris leader dei Van Pelt(!), definito negli ultimi mesi dalla CNN uno degli artisti più sottovalutati della scena indie rock americana.
Cresciuto con la chitarra a tracolla, il giovane Ted deve aver vissuto tanto di quel punk sulla sua pelle, che ora non ha bisogno di dimostrarlo a una schiera di ragazzini brufolosi mettendo in fila i soliti tre accordi o abusando per l'ennesima volta degli stereotipi o degli slogan logori tipici di un genere al momento incapace di rinnovarsi in modo creativo.

Leo e i suoi farmacisti (non una formazione stabile, bensì degli amici che si alternano ai vari strumenti) in questo capitolo ci prescrivono una portentosa cura contro il malumore a base di rock'n'roll, (post) punk, mod, power pop, ska, folk celtico, funk e dub, il tutto suonato con tono energico e sovrastato dalla duttile voce del frontman che passa come niente fosse dal falsetto al cantato più aggressivo, passando per uno spoken-words piuttosto cabarettistico.
Questo è un disco che va assimilato con calma e che ai primissimi ascolti - data la sua compiaciuta anti-convenzionalità - potrà anche non essere capito fino in fondo.
Ma l'effetto del farmaco agisce in poco tempo; già dopo qualche ascolto le sue canzoni canzoni dannatamente catchy e tanto coinvolgenti riusciranno a nell'effetto di provocare un'insopprimibile stimolo al movimento.
Vitaminico.

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