La differenza sostanziale fra la musica anglosassone e quella americana sta probabilmente nel rispetto e nella consapevolezza delle proprie origini. Se i più trendy Inglesi hanno sempre l'impellente bisogno di fare tabula rasa di tutto quello che c'è stato prima di loro (ma solo apparentemente, poi vedremo) gli Americani non perdono mai di vista il fatto che esiste un unico filo d'oro che lega tutti loro, indipendentemente dal genere che si vuole di volta in volta esprimere. Se il ceppo originario della musia rock probabilmente è africano (derivato dai blues degli schiavi raccoglitori di cotone dell'800), da lì in poi è un susseguirsi di rimandi fra le due sponde dell'Oceano Atlantico circa la paternità degli stili e diventa anche un giochino abbastanza divertente determinare chi è l'inventore e chi ha copiato e da chi. Restringendo drasticamente il campo d'azione, pensiamo alla domanda da un milione di dollari: chi ha inventato il punk rock? I mass media giurerebbero siano stati i londinesi Sex Pistols perchè costoro hanno - mediaticamente, appunto - determinato uno stravolgimento sociale e culturale di massa che ha coinvolto non solo la musica, ma anche i costumi e l'industria collegata ad essi. Ma i più informati sanno bene che molto più sommessamente ed in sordina a New York gente come Ramones e Heartbreakers aveva già affrontato l'argomento e, ancora prima di loro, folli outsider come Electric Eels, Stooges e New York Dolls facevano del punk - inteso come quattro accordi e via - senza saperlo ancora. Fine? No. Dobbiamo tornare ancora più indietro. Sempre i Ramones, dove volete che abbiano preso ispirazione se non dal vero punk, quello dei sixties, il garage-punk appunto? Ora ci siamo!

A complicare ulteriormente le cose - nevvero - si potrebbe obiettare che il garage è comunque figlio della British Invasion di Pretty Things, Them e Yardbirds, a testimonanza del fatto che è davvero cervellotico e forse inutile determinare in maniera assolutistica un "paradigma rock" definitivo. Quel che ora mi interessa dire è che il sixties-punk - i nomi li sapete: Seeds, Chocolate WatchBand, Music Machine, Sonics... - ha rappresentato e rappresenta ancora oggi un periodo storico importantissimo ed indimenticabile della musica rock tout court. Migliaia di complessini sparsi per tutta la vasta provincia americana, con quattro soldi hanno inciso centinaia e centinaia di 45 giri, divenuti in alcuni casi hits esclusivamente locali, caratterizzati da un suono selvaggio, primordiale e da una genuina urgenza adolescenziale (Count V) che di fatto è il punk. L'importanza di questa musica è stata omaggiata più volte nel corso degli anni. Cover dei Syndicate Of Sound nel primo disco dei punks Dead Boys, tributo da parte degli hardcore-punk Minor Treath nei confronti degli Standells, ci fanno capire che il garage-rock non è mai morto. Anche grazie all'aiuto di tre persone in particolare: il compianto Greg Shaw patron delle etichette discografiche Voxx e Bomp, artefice principale della rinascita garage degli anni '80, Tim Warren della Crypt, attento alla deriva più trash del movimento con i mitici album della serie "Back from the Grave" e Mike Stax autore della fanzine sixties-oriented più importante del pianeta, "Ugly Things" nonchè bassista e cantante dei favolosi Tell Tale Hearts.

La storia di Mike Stax è curiosa. Inglese di nascita, studente negli anni '70 nell'Inghilterra del Nord, fan sfegatato di Rolling Stones e Yardbirds sente alla BBC il programma di John Peel e rimane folgorato dalla musica dei Crawdaddys, new garagers di San Diego influenzati dal rythm and blues di marca anglosassone, artefici nel 1979 del debutto "Crawdaddys Express" inciso per la Voxx di Greg Shaw. Li contatta e i Crawdaddys lo invitano addirittura in America per unirsi a loro! A San Diego, Mike resta nel gruppo per tre anni poi decide di fondare un proprio gruppo - i Tell Tale Hearts - perchè evidentemente sentiva la necessità di sperimentare in prima persona ciò di cui si sentiva capace, senza le restrizioni imposte dal fatto di essere, in definitiva, un session man. Non poteva fare scelta più azzeccata! I Tell Tale Hearts nei primi gigs erano devastanti! Impetuoso garage rock americano con un'occhio ai primi sporchi Pretty Things, caratterizzato da una voce, la sua, abrasiva ed urticante. Il disco d'esordio del 1984 è magistrale per come bilancia in perfetto equilibrio la foga punk dei nostri nel pieno rispetto della cultura sixties made in USA ed europea di Seeds e Pretty Things. Ballads da manuale come "Keep on Trying" degli olandesi Outsiders fanno il paio con la nerissima "Me Needing You" dei Pretty Things; ancora la veemente "That's Your Problem", sempre Outsiders, con la martellante "Won't Need Yours" la migliore del lotto, scritta da loro.

Con buona pace di chi ritiene che i lavori migliori siano quelli di Miracle Workers e Chesterfield Kings, segnalo questo disco come uno dei cinque, sei album fondamentali del neo garage anni ottanta

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