Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi. (Marcel Proust).
Cheremule è uno sperduto paesino non molto distante da Sassari, popolato da circa 600 anime. Una delle tante isole nell'isola, insomma. Oltre i paesaggi e le campagne di solito questi posti hanno poco altro da offrire. Scoprire, quindi, che un cantautore norvegese avrebbe tenuto un concerto in questo paesino, mi ha in verità un po' sorpreso. Sorpresa confermata nel momento in cui sono giunto sul posto, che appariva desolato come lo avevo immaginato: non un passante per le stradine, abitate solo dal silenzio e dalla luce dei lampioni. Questo fatto rappresentava anche una difficoltà per la mia comitiva, perchè non sapevamo a chi chiedere dove fosse il Fox Sound, cioè il locale dove si sarebbe tenuto il concerto. Fortunatamente abbiamo trovato un bar, che, nei paesi della Sardegna, è un'istituzione di pari importanza al Municipio. Là alcuni avventori in preda ai fumi dell'alcol ci hanno dato tutte le indicazioni necessarie, non prima naturalmente di averci invitato a bere qualcosa. Giunti al Fox Sound - di fatto un pub, non molto grande, ma intimo e carino - appreso che il concerto sarebbe cominciato molto tardi, abbiamo deciso di affogare l'attesa nei boccali di birra, che hanno iniziato ad affollare il nostro tavolo.
Ad un certo punto, ha fatto il suo ingresso nel locale un ragazzo sorridente, alto, con i capelli biondi raccolti in un codino. Uno sguardo d'intesa con gli amici: "Non è certo di Cheremule, prepariamoci per il concerto". Dopo pochi minuti, infatti, imbracciata la sua chitarra acustica, Terje si è presentato al pubblico in quel momento un po' distratto. In un perfetto italiano, prima ha parlato della sua terra, poi ha raccontato qualche particolare sul suo tour, mostrando sempre un bel sorriso, ed un aria sincera, pura. Quindi, ha iniziato a suonare dimostrando subito di saperci fare con la chitarra. Pur in solitudine riesce, infatti, a gestire i suoni senza lasciare vuoti, intervalli. Dà ritmo, profondità e spessore alle sue canzoni pur essenziali. Inoltre, dimostra di possedere una bella voce, che utilizza ora delicatamente, ora con forza, trasmettendo energia o sofferenza. Nulla di trascendentale o di particolarmente originale, sia inteso, però in verità molto piacevole, promettente ed interessante. Man mano che il concerto si sviluppava, infatti, il nostro riusciva a catalizzare l'attenzione del pubblico.
Si avverte chiaramente nelle sue composizioni un DNA musicale complesso e variegato. Sono innegabili i riferimenti ad artisti del calibro di Elliott Smith, Van Morrison, Bob Dylan, Neil Young, Nick Drake, Jeff Buckley. Quest'ultimo in particolare si avverte con evidenza in diversi momenti del concerto, ad esempio durante l'esecuzione di "Winter Morning", canzone tratta dal suo disco omonimo prodotto da Paolo Benvegnù. Durante la serata ha presentato anche alcuni brani che faranno parte del suo prossimo cd. Questi non si discostano sostanzialmente dal percorso che Terje Nordgarden sembra aver imboccato: un pop di stampo anglosassone, raffinato, essenziale, ma allo stesso tempo profondo. Insomma, le coordinate della sua musica sono abbastanza chiare.
Nonostante ciò è riuscito durante il concerto a regalare insolito gioiello rispetto a questi riferimenti artistici. Ad un certo punto, infatti, Terje ha iniziato ad intonare una delle canzoni più belle di Fabrizio De André: "Il Suonatore Jones". Delicato ed evocativo quest'approccio con la canzone d'autore italiana colpisce nel segno. Però mi piace pensare che il suo sia non solo un omaggio musicale, ma, visto il testo del brano, anche una scelta di contenuto più ampia. Per il suonatore Jones, infatti,
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