COLUI CHE FA DI SE STESSO UNA BESTIA SI SBARAZZA DELLA PAURA DI ESSERE UOMO

"In 18 degli stati di questo paese quello che trasportiamo in questa macchina sarebbe giudicato sufficiente per darci l'ergastolo". Questo diceva il mio avvocato. Straordinario esemplare. Con il suo fare inappellabilmente sicuro, come uno che abbia appena visto Dio e abbia ricevuto da lui la conferma che, si, effettivamente aveva fatto un po' di casino quaggiù. L'unica cosa che stonava in quella sua celestiale, rassicurante certezza, era il fazzoletto imbevuto di etere che con pause di 30 secondi si portava sotto le narici e dal quale inspirava generosamente strabuzzando poi gli occhi, nuovamente sorpreso da un gesto che avrebbe dovuto essergli più che familiare. Non crediate, brava e onesta gente, ch'egli fosse un incosciente o, mio Dio, un pazzo con la bava alla bocca. Era semplicemente, meravigliosamente, per l'ennesima volta inebriato dell'ebbrezza di sostanze allucinogene. Ed io non ero da meno, dovevo pur avere la lucidità necessaria per descrivere quello che altri hanno definito "una selvaggia cavalcata nel mezzo del sogno americano".
Bè, se ci trovavamo lì nel mezzo, allora doveva essere l'intestino, a giudicare dalla fauna che lo abitava... E cosa avrei dovuto fare, sentiamo? Chiedergli quando sarebbe finita la guerra, quando si sarebbe guardata attraverso la tomba, quando sarebbe tornata angelica, quando finalmente si sarebbe resa degna dei milioni di poveri Cristi che la abitano? No. E comunque l'avevano fatto altri prima di me. Non era il mio ruolo. Io e il mio fido Dr. Gonzo eravamo perfettamente disadattati da tutto ciò; non esattamente emarginati, direi più estranei. Certo, figli malati e distorti, ma per qualche motivo usciti fuori PURI. Assolutamente. E sicuramente meglio dei milioni di ammalati di "sopravvissutismo": vaganti come zombi per centri commerciali o pay-tv dopo uno scoppio nucleare, vivi senza sapere perché, e affamati. E non oso immaginare quello che avremmo potuto combinare se, invece di finire a Las Vegas, fossimo stati catapultati per qualche scherzo del destino nella vostra ridente cittadina, ma tant'è... Eravamo lì, nel ventre sfavillante e dantesco della nostra cara mamma, una specie di delirante quadro di Bosch visto dalla televisione. Qualcosa doveva pur significare. Scacciati, guardati male da tutti, mal sopportati. Ironico no? Come se un bubbone di peste guardasse schifato le sue escrescenze purulente.
Non sapevo come sarebbe finita, ma dovevamo dare l'esempio, continuare a mettere in mostra il nostro funzionale modello di vita, ignorati e non presi in considerazione, ma imperterriti. Come ho detto altrove, prototipi di Dio, troppo strani per vivere e troppo rari per morire.

P.s. Certo con questo non voglio dire "drogatevi!", ma perlomeno fingete, maledizione!

P.p.s. In Vietnam imbottivano i marines di anfetamine e valium... sarei stato il soldato perfetto...

Vostro
Raoul Duke

Colonna sonora consigliata: Street Fighting Man degli Stones e Viva Las Vegas dei Kennedys.

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