PostMetalGrind

AvantgardeSperimental-DroneElectronic

Confusione e tribalismo all'arma bianca...anzi grigia tendente al nero ORGASMO.

Secondo (dis)graziato parto discografico di Patton e Pateras; sei anni dopo Geocidal. Nulla è cambiato nella congestione uditiva messa in atto.

Libertà compositiva che si accentua, che diventa magma eruttivo. Giocano in casa essendo prodotti dalla Ipecac Records di proprietà del leader dei Faith no More.

Questa volta il binomio non è solo; chiamano a corte tali Guthrie (tambureggiante batteria) e Veltheim (archi e archetti vari).

Quattro samurai del rumore tra Zeni Geva, appunto, ed il John Zorn dei Naked City.

Se esistesse la rappresentazione musicale del principio di indeterminazione di Heisenberg questa sarebbe efficacemente tratteggiata dai Tètèma

Ovvero note come particelle subatomiche, dalla posizione e velocità impossibili da definire in un sistema di coordinate fisiche.

Dall'universo coerente Necroscape si propagano schizofreniche onde, traslazioni quantico-sonore foriere di traiettorie impossibili da anticipare.

Bordate claustrofobiche e imprevedibili, come la trama intrinseca della realtà che ci imbriglia e che ci illudiamo di interpretare.

Contorsioni, sferzate epilettiche, convulsioni elettriche e decompressioni acustiche.

E poi strobilazioni polimorfe che si diramano, repellenti eppure affascinanti, ricalcate tridimensionalmente dalle strutture di Talitha Kennedy nell'artwork di sua realizzazione.

Stordiscono e affondano la lama con il Rave-Digital di "Soliloquy": si incartano su se stessi e vanno a terminare la folle corsa tra Torture Garden e Prodigy.

Si spingono oltre l'abisso con "Haunted on the Uptake". Hardcore che corre su deraglianti e sfrenati binari; diventano dei Fantomas in preda a convulsioni febbrili e alle prese con colonne sonore di film dell'orrore di bassissimo ordine.

Patton è il solito conosciuto istrione vocale; cambia registro e tonalità in un nanosecondo. Urla bestiali, strappate, convulse come persona in procinto di essere eviscerata; subito dopo la quiete, il biancore accecante che rimanda al fondale della copertina.

"Funerale di un Contadino" chiude il saggio musicale: cantata in uno strambo idioma italico tra Morricone e Capossela. Ode funebre e funesta che il becchino Tom Waits gradirà...Ne siamo sicuri io, individuo ramingo dei monti, ed il mio compare, nomade dei Navigli meneghini.

Disco dell'anno, poche storie...DEAD STILL...

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