Nei primi anni Sessanta, oltre a Elvis Presley e Bob Dylan, in America ottenevano ampi consensi di pubblico anche gli scanzonatissimi Beach Boys (all'anagrafe Brian, Carl e Dennis Wilson).
Erano tre fratelloni spensierati e un pò mattoidi: se ne infischiavano altamente della guerra in Vietnam, della fine del Sogno Americano, del kennedysmo bastardo e del Muro di Berlino. A loro, tutto questo, non importava. Ai tre ragazzotti, per essere felici, bastavano una tavola da surf, un mucchio di belle pollastrelle e un paio di camicie hawaiiane da sfoggiare al sole della California.
Potrete dire che erano banali, che erano superficiali, che erano poco più che imbecilli: è vero, nessuno vi dirà il contrario, ma attenzione a non essere troppo maliziosi, a volte, come insegna Hanks/Gump, "stupido è chi lo stupido fa" e i Beach Boys, che ci crediate oppure no, non erano nè banali, ne superficiali e nè, tantomeno, stupidi.
Il primo album dei Beach Boys è il trascurabile "Surfin' Safari" (1962) in cui i tre fratelloni canticchiano, senza troppa convinzione, canzonette come "Surfin'" o "409". La svolta arriverà con il secondo, e più curato, album: "Surfin' Usa" è un classico album da spiaggia, uno di quei dischi in cui metà delle canzoni presenti potrebbero essere canticchiate d'estate in spiaggia intorno ad un fuoco. Eppure, Brian Wilson (che compone e arrangia l'intero album) pare più in forma del solito: la ballata spezzacuori "Lonely sea" e il classicone "Shut Down" sono l'esempio più limpido di come i Beach Boys stiano tentando, in maniera lodevole, di staccarsi di dosso l'etichetta di gruppo da spiaggia. Naturalmente però, non possono tradire le proprie origini: il brano trainante dell'intero album è "Surfin' Usa", scanzonatissima versione hippy dei classici giri di rock'n roll tipici di Chuck Berry e Bill Haley.
"Surfin'Usa" è un tipico album pop-beat di inizio anni Sessanta, estremamente semplice sotto l'aspetto musicale, relativamente complesso sotto quello vocale. I Beach Boys, sotto sotto, tentano di copiare, in maniera meno melensa, l'arte canterina dei Platters: un coro di voci (in questo caso tre) si alternano, e spesso si sovrappongono, in una sorta di madrigale moderno alternato, per cui la vecchia lezione del coro greco non è, come si pensa, così lontana. Iperbole a parte (ma non sono cose così campate per aria) i Beach Boys sono stati gli antesignani di tantissimi gruppi americani di fine anni Sessanta e metà anni Settanta (su tutti i Village People) e, per almeno un decennio, sono stati il gruppo americano più amato dai giovanissimi, scalzando, incredibilmente, gruppi inglesi di chiara fama mondiale (Beatles e Rolling Stones). Ci sarebbe da riflettere su questa esplosione modaiola di inizio anni Sessanta: i contestatori rivoluzionari di sinistra innalzavano a proprio idolo Bob Dylan, i ragazzotti californiani e borghesi vedevano nei Beach Boys dei miti oltre che degli idoli.
"Surfin' Usa" è un album comunque fondamentale per la storia della musica pop (come lo sarà, nel 1967, "Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band" dei Beatles) ma è anche l'esempio più lampante di come si possa arrivare al cuore di milioni di ragazzini puntando, oltre che sulla piacioneria giovanile, anche sulla qualità. Forse i ragazzini di inizio anni Sessanta di musicalità, sound e ritmo non sapevano pressochè nulla, ma è ammirevole come i tre fratelli Wilson cerchino di non apparire a tutti i costi rozzi e ignoranti: la qualità musicale di "Surfin' Usa" è pregievole e accattivante. Non ci credete? Provate ad ascoltare attentamente "Surf Jam", non vi sembra musicalmente perfetta? Certo, non tutto funziona a meraviglia, qua e là il disco sembra intopparsi, ma non si può pretendere la perfezione dai Beach Boys, si può chiedere la qualità, non la perfezione.
"Surfin' Usa" otterrà un clamoroso successo di vendite tanto da essere considerato, ancora oggi, il disco più rappresentativo dei Beach Boys più ancora del tanto osannato "Pet Sounds" (1966, molto bello, ma non eccezionale). Piccola curiosità: è grazie a "Surfin' Usa" che John Milius, nel 1977, trovò l'ispirazione per realizzare "Un mercoledì da leoni". Avete capito l'importanza dei Beach Boys ?
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