Nei Twickenham Studios fa freddo e non si sta troppo bene. Un immenso capannone ostile, un luogo certamente non idoneo per delle sedute di registrazione. Tra strumentazioni varie, luci colorate, tappeti e cineprese nel Gennaio del '69 i Beatles sono alle prese con il nuovo progetto che dovrà seguire nella discografia "The Beatles" che ha visto la luce solo pochi mesi prima. Il clima è gelido anche per altri motivi, Lennon considera ormai la questione dell'incidere un nuovo disco come una sorta di lavoro d'ufficio, Harrison ha sempre più la testa rivolta altrove e Ringo s'accoda senza troppo entusiasmo.
"Get Back" è più un'idea di Paul, un ritorno ad un suono grezzo e ruvido come agli esordi per risollevare il gruppo e riportare l'entusiasmo perduto. L'idea è condivisa da John e da George Martin, nessuno ha voglia di passare ore e ore in studio per realizzare un disco dopo l'intenso biennio '67-'68. Il problema è che l'idea di realizzare un film documentario su un live in studio non è ben accetta e quello che doveva essere il documento di una band affiatata diventerà la testimonianza dell'inizio della fine. Il materiale che viene provato si basa su alcuni recuperi dell'ultimo periodo del '68, John ha la sua "Across The Universe" e Paul riprende una canzone domestica dal titolo "Two Of Us", l'esecuzione di quest'ultima vede un inedito Harrison alla chitarra a simulare il basso mentre Paul si occupa della chitarra acustica. Ad emergere dalla pressione è la personalità dispotica di McCartney che preso troppo dall'entusiasmo si scontra frequentemente con Harrison, mentre Lennon le volte che è presente si assenta in un mondo parallelo con la sua Yoko. La presenza della Ono è il corpo estraneo che catalizza solo tensione e McCartney non sa più dove andare a sbattere la testa e cerca in tutti i modi di spronare gli altri. Paradossalmente l'intento di produrre un disco grezzo fra mille difficoltà riesce, "I've Got A Feeling" è ruvida carta vetro, "The One After 909" è un ripescaggio del primissimo periodo e "Don't Let Me Down" il contributo sostanzioso di John al progetto. Harrison ci mette del suo con la grintosa "I Me Mine" e la bellissima "For You Blue" con una slide guitar suonata da John. Le registrazione proseguono nel Gennaio del '69 presso il seminterrato della Apple, luogo più congeniale all'incisione, si aggiungono le ballate "Let It Be" e "The Long And Winding Road", composizioni sublimi di un McCartney ormai prossimo a gettare la spugna e la collaborazione con il vecchio amico Billy Preston per "Get Back". Nel tentativo di dare una scossa si decide di registrare un live che avrebbe dovuto chiudere degnamente il documentario, piovono mille idee ma nessuno ha la voglia di organizzare un evento e così in una fredda mattina di Gennaio si opta per la terrazza sul tetto della Apple, il gruppo riesce a eseguire solo pochi brani prima che qualcuno sentendosi disturbato nella quiete chiami la polizia e faccia mettere la parola fine all'ultimo concerto del gruppo.
Con una notevole quantità di filmato e molte ore di registrazione c'è solo da mettere insieme il tutto, George Martin si è defilato e il tutto viene dato a Glyn Johns perchè ne ricavi qualcosa. I quattro ormai sono totalmente disinteressati a "Get Back" e quindi finisce tutto in soffitta fino a quando i nastri non arriveranno nelle ossute mani di Phil Spector che ne stravolgerà l'essenza provocando l'ira di Paul nei primi mesi del '70. Bisticci riguardanti le date d'uscita dei primi lavori solisti e la contemporanea pubblicazione del rinnegato, da parte di McCartney, "Let It Be" porteranno alla dissolvenza finale. Ma l'idea di un ritorno alle origini, un suono diretto e meno sofisticato aveva già contaminato le personalità artistiche di Paul e John che adotteranno la nuova filosofia per realizzare "McCartney" e "John Lennon Plastic Ono Band", in mezzo c'è "Abbey Road" ma questa è un'altra storia.
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