In principio furono John Lennon, Paul McCartney e George Harrison… con il batterista Pete Best. Inizio anni ’60: il gruppo si trova ad Amburgo, in Germania. Allora il loro nome era The Beat Brothers, poiché Beatles assomigliava troppo alla parolaccia tedesca “peedles”. Nel 1960, e in modo più approfondito nel 1961, i nostri iniziarono a collaborare con il chitarrista e cantante Tony Sheridan, anch’egli emigrato nella città teutonica e già allora una piccola autorità nella scena musicale.

Spesso Sheridan usò i futuri Beatles come backing group, anche se più spesso furono loro ad ospitarlo come guest musician nei loro spettacoli. Furono notati dal produttore Bert Kaempfert, che, visto il l’affiatamento musicale, propose loro di registrare alcune tracce, come gruppo alle spalle della piccola “star” Sheridan, stipulando un piccolo contratto nientepopodimenche con la Polydor Records. Ai futuri Fab Four venne anche concesso da contratto di registrare due tracce proprie: Ain’t She Sweet e Cry For a Shadow. Ma queste due furono presto accantonate dalla casa discografica, che decise di insistere più su Tony Sheridan, nella convinzione che fosse lui a sfondare più dei Beat Brothers (!!!) e quindi di insistere anche sulle altre due composizioni uscite da queste sessioni: My Bonnie e The Saints, che presto divennero un singolo, lanciato nel 1962 dalla Polydor in Germania e della Decca in America. Why, l’atra registrazione, fu inserita in altre compilation più tardi, come The Beatles with Tony Sheridan & Guest.

Il Cd che tengo in mano ora, è una simpatica compilation del 2000 di quel periodo. Come spesso accadeva ai tempi, non tutte le canzoni erano scritte dagli artisti stessi: è il caso di di Take Out Some Insurance On Me, Baby… , Sweet Georgia Brown, Ruby Baby, Nobody’s Child, e Ya Ya, tutte presenti nella compilation e interpretate dai Beatles + Sheridan. Niente di trascendentale, e qualche sbadiglio di troppo. Sheridan canta quasi tutte le canzoni, con la sua voce più adatta al doo-wop (difatti da il meglio di sé nei lenti) che non negli altri pezzi. Egli propose anche l’arrangiamento di alcuni brani “tradizionali”, come My Bonnie, la traccia più bella e famosa del disco, e When The Saints Go Marching In. Non male i due pezzi firmati Sheridan, Why e Let’s Dance, anche se il vero talento che salta fuori è quello dei futuri miti: l’unica canzone firmata Harrison/Lennon (un binomio mai più visto in seguito!!!) è Cry For A Shadow, ottima strumentale.

Insomma Beatles quasi meri esecutori: ottimo documento storico, imperdibile per i fan più sfegatati, ma in sostanza beat che fa sorridere senza dare brividi di alcun genere. Indubbiamente gran prova di talento di Lennon, McCartney e Harrison, che proprio ad Amburgo avrebbero di lì a poco licenziato Pete Best per inserire Ringo. Il resto è storia.

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