"When i find myself in times of trouble

Mother Mary comes to me

Speaking words of wisdom, let it be" 

Alla storia è passato il video che ne riprende l'esecuzione live in studio, un McCartney in completo nero sfoggia una folta barba che ne copre gran parte del viso, siede al piano. "Let It Be" appartiene al gruppo del tre grandi ballate pianistiche composte da Paul tra il '69 e il '70, insieme a "The Long And Winding Road" e "Maybe I'am Amazed" è una composizione intima, profonda e struggente. La sua genesi è particolarissima; un ricordo sentito di Paul verso la madre Mary apparsa in sogno, dopo anni che non la ricordava, proprio nel periodo più delicato e sofferto della sua avventura beatlesiana che la madre non aveva potuto veder neanche nascere. Suo figlio Paul a soli ventisette anni è già considerato uno dei migliori compositori della sua epoca, il gruppo fondato con l'amico John è quasi giunto al capolinea e Paul si è arreso, "lascia che sia".

"Let It Be" è quasi un canto religioso, una sorta di gospel dotata di una melodia lacerante, un inconsapevole canto del cigno abilmente recuperato da Phil Spector dalle ceneri del progetto "Get Back". "Let It Be" verrà eseguita da Paul in veste live per la prima volta nel '79, ma la sua esecuzione più celebre sarà quelle che chiuderà il "Live Aid" nel 1985. 

"You know My Name (Look Up The Number)" è il lato B. Una composizione di John che inizialmente era stata concepita per essere il lato A del singolo "What's The News Mary Jane", canzone poi confluita in "I've Got A Feeling". Si tratta di una piece teatrale sviluppata come idea nell'arco di due anni, un'improvvisazione in cui si inseriscono svariati personaggi, come Paul il crooner o Ringo l'ospite speciale. Questa canzone alla fine può essere classificata semplicemente come un gioco dei quattro e nulla di più, curioso che sia stata scelta come B-side del singolo. 

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