Rock’n’roll o morte, magari è solo una variante del rock’n’roll che ti salva la vita.

Parte così il nuovo disco di The Bone Machine, «Sotto Questo Cielo Nero», che è pura e semplice devastazione rock’n’roll, anzi roccherrolle che suona meglio.

Loro ci vuole davvero poco ad introdurli: Jack Cortese, voce e chitarra, Big Daddy Rot, contrabbasso, Black Macigno, batteria; il volto perennemente coperto dalle immancabili maschere da luchadores; vengono da Aprilia e stanno in giro dal 1999 a far danni.

Ancora più facile dire che roba suonano: un mischione infernale che coinvolge tutti, ma proprio tutti, da Johnny Burnette fino a Tom Waits, basta che sia roccherolle, tutto frullato con l’attitudine di novelli Cramps, per il suono e per l’immaginario. Nel mischione, va a finirci dentro pure Fred Buscaglione, perché qui si tratta di rock’n’roll cantato in italiano e con la guascona strafottenza propria del genere, ed immancabilmente i Ramones, perché in fondo da quindici anni The Bone Machine canta sempre la stessa canzone e lo fa alla grande.

E quella canzone racconta all’infinito la storia del becchino Jimmy Scavafosse che tutto il giorno riempie casse da morto, scava tombe e quelle casse ce le cala allegramente; e poi, finita la giornata, se ne scappa alla palude a suonare il suo rock’n’roll da zombie per la sua bella; ma, intanto che lui se la spassa, gli zombie escono dalle fosse per davvero e pure loro caracollano verso la palude per scatenarsi al ritmo del twist dell’esorcista e fare surf.

La musica di Jimmy è uno spasso autentico, puro rock’n’roll anni Cinquanta, ma di quello rumoroso, veloce e fuori controllo, come quella roba che ai bei tempi cantavano e suonavano Johnny Kidd e Dwight Pullen, con papà Lux Interior a maledire dall’inferno profondo in cui si è precipitato.

I testi, ecco, sì, i testi.

Chi pensa che il rock’n’roll non possa essere cantato in italiano, probabile che si sia perso, oltre a Fred Buscaglione, pure Adriano Celentano, di cui The Bone Machine rifà «Il Ribelle»; ed allora per rimediare dia un ascolto a quello che suona Jimmy Scavafosse, magari si ricrede e pure lui si ritrova chissà come ai bordi della solita palude, oppure no ed allora per lui è pronta una cassa da morto foderata di rosso e Jimmy Scavafosse domani lo calerà giù nella fossa.

Poi di cosa canti Jimmy Scavafosse lo si intuisce facile: «Noi Siamo Zombie», «Corsa All’Inferno», «Nella Fredda Terra», «Un Altro Sorso Di Veleno», «Scavo La Mia Fossa», basta ed avanza per non chiedere oltre.

Può piacere o non piacere, proprio come un film di Ed Wood o qualsiasi sci-fi di serie zeta ripescato dal buco nero degli anni Cinquanta.

A me questa roba fa impazzire e mi fa impazzire The Bone Machine, molti altri certa roba la schifano; ed è per questo che i dischi di The Bone Machine finora ce li siamo comprati in pochi ed ai concerti siamo i soliti zombie che ormai ci conosciamo tutti.

Però dagli una possibilità, a Jimmy, prima di ricacciarlo alla sua meritoria opera di scavafosse; perché altrimenti, forse sei già morto e non lo sai.

Carico i commenti... con calma