"America, why are your libraries full of tears?" OVVERO Dialoghi di una mente confusa alla ricerca della guarigione

"Ok, vorrei scrivere una recensione"

"Benissimo ma cosa vuoi recensire?"

"Ecco c'è questa canzone dei The Brian Jonestown Massacre che si chiama "Reign On" e l'ho ascoltata l'altro giorno e ho sentito che il mio corpo vibrava e il cuore cominciava a piangere, e mi è entrata dentro e non vuole più uscire"

"E va bene tanto "Bringin It All Back Home - Again" (l'EP in cui è contenuto il brano) non l'ha ancora recensito nessuno, falla pure"

"No, non hai capito, il punto è che a me interessa solo quel brano che col resto del disco centra poco o nulla, e poi stasera ero triste e non sapevo cosa fare e non potevo uscire di casa per colpa di questa maledetta malattia e allora ho preso un libro di Thomas Wolfe - "You Can't Go Home Again" - che avevo comprato qualche tempo fa in una bancarella per 2 euro, in lingua originale, non so neanche come ci fosse finito lì - ah! meraviglie della vita - l'avevo cominciato ma poi mi ero scoraggiato e l'avevo temporaneamente messo da parte nonostante fossi rimasto incredibilmente colpito dal modo in cui è scritto e non riesco a capire come sto tizio possa essere stato quasi completamente dimenticato!"

"Quindi vorresti recensire il libro? Non ci sto capendo più niente!"

"Eh no aspetta! Praticamente sto sdraiato sul letto e mi sento veramente molto blue e decido di partire dal fondo del libro, e così ho letto tutto il capitolo finale "A Wind Is Rising, And The River Flows" e mentre lo leggo sento la voce di Miranda Lee Richards che canta

"The rose it's self don't cut

only its raging thorns

did you forget were you bleeding

petals of red

so fly high tell me

what does blue feel like

are stars really suns

won't you come answer

through my candle light"

E poi ho pensato che è davvero curioso, che i BJM fanno un disco che gronda America da ogni canzone, dove parlano di riportare tutto di nuovo a casa, dove citano Dylan e coverizzano Charles Manson ("Arkansas Revisited") e io me ne sto qua, ed in testa ho l'unica canzone che di americano ha ben poco, che sembra quasi uscita da un disco di Lisa Germano, e intanto mi leggo Thomas Wolfe che riflette sull' America post-1929 e sulla Germania sull'orlo della II Guerra mondiale, e su tutti i suoi sogni di uomo e artista e ciò che ha imparato e le inquietudini per il futuro e la scelta di portare avanti la lotta anche se poi alla fine niente cambia e che infine mi dice che

"You can't go back home to your family, back home to your childhood, back home to romantic love, back home to a young man's dream of glory and of fame, back home to exile, to escape to Europe and some foreign land, back home to lyricism, to singing just for singing's sake, back home to aestheticism, to one's youthful idea of "the artist" and the all-suffiency of "art" and "beauty" and "love" [...] away from all the strife and conflict of the world, back home to the father you have lost and have been looking for, back home to someone who can help you, save you, ease the burden for you, back home to the old forms and systems of things which once seemed everlasting but which are changing all the time - back home to the escapes of Time and Memory."

(Thomas Wolfe,You Can't Go Home Again", Signet Book, 1966)

E vedo questa grande immagine dell'America, in perenne movimento, dove Wolfe si aggira con i suoi fogli sotto il braccio - come prima di lui avevano fatto Thoreau e Whitman, e come dopo di lui ha fatto Kerouac - e si lascia inebriare dal paesaggio e divide il whisky con i barboni e Miranda da qualche parte canta "Save your angels some pain...oh Goodbye baby"

"Ma questo non si può fare! Ne viene fuori una roba schizofrenica, in cui vuoi parlare di un disco e di un libro e alla fine non recensisci decentemente nessuno dei due!"

"Forse hai ragione, meglio lasciar perdere, dopotutto "8 e 1/2" mi avrà pure insegnato qualcosa."

"Appunto. Dai, la prossima volta sarà quella buona..."

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