1993: solamente 500 copie di un disco/raccolta che sembra abbia cercato di materializzare il suono degli Spacemen 3, ormai al largo di una impalpabile concezione musicale che li ha dissolti da poco tempo. Ma la tensione di vapore rimane alta. Basta poco per trapassare quello spessore invisibile, divisorio tra suono ed ascoltatore. Si tratta di un immersione, poi realizzando ti vedi dar la caccia ad una bolla di sapone nel bel mezzo di quei feedback che nascondono continuamente la verità.

Ciò che risulta evidente è l'intersezione tra Sonic Youth ed un indefinito shoegaze, con diversi accenni di space rock in questa mistura di vago indie-pop, tutto all'insegna della più dilatata neo-psichedelia. Queste sono canzoni che sembra di aver ascoltato millenni fa, come in un sogno. Stanze vuote, due dita di polvere ed un enciclopedico insieme di suoni insonni, dalla trama intangibile e dalle esili melodie: difficile capirlo e viverlo contemporaneamente.

2003: una ristampa che aggiunge brani da vecchie demo. Ciò che può risultare una futile addizione di zeri tende invece l'elastico verso una dispersione e desolazione sonora monumentale.

Tutta azione e niente teoria.

Un lavoro che non ha forma, ma infinita sostanza. Un debutto fatto di narcolettiche allucinazioni, dispersivo nella sua sottile tangibilità che non inventanto nulla mostra un personalissimo approccio nel vortice del revival psichedelico dei primi 90s. Nell'ammissione di paragoni, ciò che può rimanere con un Perfect Prescription è solo un rapporto di mimesi.

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