La tragica morte di Ian Curtis ed il conseguente scioglimento dei Joy Division, ha gettato i semi per la nascita di una miriade di gruppi che si sono susseguiti nel corso degli anni fino ai giorni nostri, facendo assurgere al ruolo di icona l'angelico frontman inglese e i due dischi della sua creatura come un cult imprescindibile per tutti gli amanti delle sonorità post-punk, wave e derivati.
Il grande vuoto lasciato fu progressivamente riempito da bands nate successivamente alla dipartita di Ian e da quei gruppi contemporanei che, tuttavia, già pagavano dazio in influenza nei confronti della band di Manchester (penso, in particolare, ai Cure di Robertino Smith che estremizzando in alcuni casi l'atteggiamento di rabbia mista a cupa disperazione del singer dei Joy Division, finì, forse, per contribuire a far nascere alcuni stereotipi che accompagnano da sempre la musica dark, ed ai Sound del singer Adrian Borland che ha in comune con Curtis la stessa tragica fine).
Tra questi, degni di assoluta attenzione sono i Chameleons, manchesterini anch'essi, del cantante e bassista Mike Burgess.
Gli amanti dei vari Interpol, Editors, White Rose Movement, Franz Ferdinand e di tutta quella corrente definita da alcuni critici neowave, ascoltando i primi due albums dei Camaleonti, non potranno che gridare al plagio in alcuni pezzi. La forte influenza si fa sentire soprattutto in The Back Room degli Editors, di cui alcune canzoni non sembrano altro che una versione rivisitata di "In Shreds", song caratterizzata da un vibrante stilema rockwave accompagnato dalla corposa voce di Mike.
"What Does Anything Mean? Basically" risente meno degli influssi dark rispetto al precedente "Script of the Bridge", in favore di un certo pop-rock più easy che, secondo alcuni, critici, avrebbe influenzato anche un certo brit-pop. Ad ogni modo siamo di fronte ad un ottimo disco, dalle sfaccettature più variegate rispetto al disco di debutto.
Accanto ai pezzi classici dark/pop wave in stile Cure, Echo and Bunnymen, Sound o U2 degli esordi come l'opener "Home Is Where the Heart This", la sognante ed affascinante melodia di "Intrigue In Tangiers", l'etereo incedere di "One Flesh" o il rock energico di "Return Of The Roughnecks" e della già citata "In Shreds", infatti, troviamo il pop di matrice sessantiana di "Looking Inwardly", la stupenda "Nostalgia" in cui il cantato di Brugess richiama alla memoria il Bowie dei tempi migliori, le rilassate e delicate "spiagge" di "On the Beach", la dolce ed emozionante ballata pop di "P.S. Goodbye", il melodico ed intenso rock di "Perfume Garden".
Attenzione particolare merita, inoltre, la stupenda copertina ispirata dalle opere di quel genio surrealista di Renè Magritte.
Opere senza tempo e senza spazio, un po' come la musica dei Chameleons.
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