Disco leggermente distante da "London Calling" e "Sandinista!”, atmosfere un poco più rilassate e ritmi più reggaeggianti, ma sempre e comunque un disco dei Clash, che anche mentre esplorano tutti gli orizzonti musicali offerti dal punk-rock non si discostano mai da quello che è il loro stile inconfondibile e dal loro modo di essere, partendo già dalle prime strofe di Know Your Rights: murder is a crime, unless if it is done by a policeman or an aristocratic
e scusatemi se è poco...
Car Jamming è una stupenda strimpellata rock con un ritornello coinvolgente seppur tranquillo... segue poi il capolavoro Should I Stay Or Should I Go, indimenticabile canzone che ha fatto storia... e su questa non ho nulla da dire se non: ascoltatela e capirete!
Segue Rock The Casbah, anch'essa mantenuta su ritmi reaggaeggianti (notare i bonghi che ci stanno davvero da DIO) ma con un ritornello che prende comunque come quelli a cui ci hanno abituato i Clash di London Calling.
Red Angel Dragnet è una canzone che non è particolarmente significativa a mio modesto parere, ma che introduce perfettamente a quella che forse è il vero capolavoro dell'album: Straight To Hell. Cinque minuti e mezzo di musica di sottofondo adatta e che, seppur molto bella, lascia spazio al vero protagonista di questo pezzo, Joe Strummer, che con i suoi versi tristi, cinici, struggenti, fa venire le lacrime agli occhi dall'inizio alla fine della canzone... di sicuro la mia preferita del disco. Overpowered By Funk è una strana e insolita ballata che con la sua allegria contagiosa aiuta l'ascoltatore a riprendersi dopo le tristure di Straight To Hell.
E con Atom Tan tornano i vecchi Clash, sebbene non manchi l'ormai caro bongo in sottofondo. Ed eccoci alla traccia più enigmatica: Sean Flynn. Atmosfere blues e praticamente 2/3 della canzone tutta strumentale. La canzone in sé non è un granché, ma non c'è male in ogni caso, le sezioni ritmiche sono discrete e nelle (rare) parti cantate c'è una chiara impronta clashiana. Segue Ghetto Defendant, anche lei molto reggae (forse la più reggae di tutto l'album), bella l'idea della voce che interviene ogni tanto e dell'armonica, che contribuiscono a rendere questa song molto originale e per nulla scontata.
Inoculated City, un'altra canzone che ricorda abbastanza i vecchi clash. Carina, ma niente di particolare, i soliti cori e ritmi tipici dei Clash, bella ma niente di nuovo.
Giungiamo così all'ultima traccia, Death Is A Star, pezzo melodico veramente bello, a sentirlo così, chi direbbe che sono i Clash? Oggi verrebbe etichettato come indie rock, prog rock o cose del genere... e invece sono loro, i Clash, che nell'82 rivisitano il punk passando per rock'n'roll, blues e reggae, senza mai perdere credibilità e senza divagare o vendere il loro sound a ritmi più o meno commerciali di quello che è il loro modo di fare musica. Mitici e immortali.
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