JOIN THE DOTS: B-SIDES AND RARITIES 1978-2001
Non conosco il sistema pensionistico inglese… Robert Smith è sposato con la stessa donna da 30 anni e non ha figli… chi cambierà loro l'acqua nella boccia delle dentiere tra qualche decennio? Un costoso entourage di inservienti pagati coi proventi di una discografia sconfinata e gonfiata negli ultimi anni da cd rimasterizzati e arricchiti di brani inediti, demo etc.
Il cofanetto di 4 cd che vado a recensire non è l'ennesima raccolta di singoli (come invece lo sono "Standing on the beach", "Galore" e "The greatest hits") ma una vera gioia per gli estimatori e collezionisti del gruppo: 70 brani in gran parte inediti usciti come b-side dei singoli, remix griffati, covers e brani scritti appositamente per colonne sonore. Il titolo si riferisce al gioco da settimana enigmistica "unisci i puntini dal… al… " che permette di ottenere un'immagine definita. Raccolta ludica: è divertente ascoltare le tracce partendo dal 1978 arrivando fino al 2001 e dividere in gruppi brani collegati agli album "di appartenenza" perché quasi sempre le inedite utilizzano la stessa strumentazione o addirittura richiamano per arrangiamento o struttura compositiva le canzoni più famose.
Ce n' è per tutti i gusti: i Cure scanzonati di inizio carriera, quelli tetri della trilogia, quelli romantici nelle ballate, quelli solari a metà anni '80 e ad inizio millennio, quelli eclettici delle cover di brani storici. Anche le tematiche ripropongono filoni cari alla poetica di Smith: descrizioni di stati d'animo e visioni allucinate (indotte da abuso di droghe o da sogni ed incubi), aspetti delle relazioni amorose, la morte, autocritiche e frustrazione nell' ammettere i propri limiti od eccessi. Per motivi di spazio accenno ai punti che meglio completano la discografia di un gruppo partito come band di culto e diventata band per le masse forse proprio per l' abilità di spaziare dal buio alla luce mantenendo uno stile inconfondibile e coinvolgendo emotivamente ascoltatori molto diversi fra loro. "I' m cold" , distorta con chitarre rock e voce adolescenziale volutamente sdoppiata ; "Splintered in her head" un incubo claustrofobico di percussioni incessanti, fischi, echi, effetti molto sinistri sul cantato; "Mr. Pink Eyes" jazz demenziale dell' epoca di Lovecats; "The exploding boy" solare e spagnoleggiante che con "A few hours after this" costruita su melodiche pseudocinesi e un'intera orchestra campionata, sono due perle dell'era "The head on the door"; dal periodo di "Kiss me" c'è una concentrazione di canzoncine romantiche quasi identiche a quelle del suddetto cd sulle quali spiccano "Chain of Flowers" per l' eterea chitarra e la marcia nuziale di " Breathe" con un crescendo struggente di pianoforte, tastiere e flauti campionati.
"2 Late" che nonostante il testo malinconico ha sprazzi di gioia degni di " In between days" e l'oscura e sensuale "Fear of ghosts" dove Smith canta quasi sussurrando e sdoppiandosi su una melodia circolare, ipnotica, sono entrambe inedite da " Disintegration" . Nei '90 i Cure giocano con le cover: oltre a "Purplehaze" di Hendrix ci sono "Hello I love you" dei Doors che viene rinfrescata secondo il loro stile; "Young Americans" di Bowie è graziosa ma non mi convince perchè sembra un tentativo di reagge avariato!, "World in my eyes" dei Depeche Mode è rifatta con intelligenza tramite l'uso della ritmica sintetizzata, molti effetti di tastiera e di chitarra contaminate.
Da "Wish" scappano fuori tra le altre "The big hand" malinconica nel descrivere la manipolazione che le droghe hanno sui comportamenti umani e un capolavoro assoluto "This twilight garden". Relegata a b-side è una ballata eccelsa ed un' intensa dichiarazione d'amore: la penombra del giardino è resa magistralmente dalle tastiere che creano un vortice lento, uno strano carosello. La voce è trasognata, quella di un uomo innamorato che sebbene pronunciando parole quasi scontate suona sincero, tenero, appassionato.
Dall'era "Wild mood swings" spiccano "Ocean" e "Adonais" (ispirata dai poeti Shelley e Keats) per il sapiente uso degli archi veri. I brani scritti per colonne sonore includono "Dredd song" (dal film "Judge Dredd") epica e iperfarcita dalla sezione di archi, "More than this" in stile simil ambient (da "X files") e la meravigliosa "Burn" (da "The Crow") complessa e "virile": una ritmica eccellente dove vi svolazzano i tremolii e le rasoiate della chitarra assieme al corvo riprodotto da quei fischi utilizzati anche per la chiusura di "If only tonight we could sleep" .
Una raccolta che effettivamente completa la lunga carriera del gruppo e permette a molti di fare un tuffo nel passato, uno dei loro più riusciti "Amarcord". Canzoni che sono comunque tutt'ora attuali e godibili.
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