Ogni volta che ascolto quest'album non posso nascondere un sorriso . E a generarlo non è solo la malinconica euforia prodotta dai "naufragi" e neanche la gioia lieve e perturbante generata dai "ritagli", che dal veliero della copertina fluttuano nello spazio cosmico per raggiungere gli omini di Magritte e le figure naïf di Chagall.
Sorrido pensando a tutti gli iconoclasti del pop; a quelli che considerano il termine sinonimo di pessima qualità, musica buona per i gonzi: in definitiva, robaccia.
Perché il genere di quest'eccellente esordio, prezioso e opaco come un diamante grezzo, non può che essere definito pop; al limite, quelli più pignoli di me aggiungerebbero indie, o forse folk, ma sono sottigliezze.

Sta di fatto che chi sbrigativamente sorvola su questo disco dei Decemberists, facendosi trarre in inganno dall'inviso genere di appartenenza, perde davvero qualcosa.
Colin Meloy, leader del gruppo e autore dei testi come delle musiche, mi ricorda un po' nel piglio e nella voce un grande del pop più irregolare e fantasioso: Robyn Hitchcock, sydbarrettiano doc. Come l'ex Soft Boys, Colin tesse melodie agrodolci, accidiose, ma non prive di improvvise impennate e di squarci di luce .
I primi due brani dell'album "Leslie Anne Levine" e "Here I Dreamt I Was an Architect" varrebbero da soli l'ascolto e forse anche il suo acquisto. La prima è fuori di dubbio una delle migliori canzoni ascoltate di recente, con un incipit alla Spoon River che rimane impresso: "My name is Leslie Anne Levine / my mother birthed me down a dry ravine... "; la seconda si presenta come una "trappola" acustica, che ti avvinghia nelle sue spire senza lasciarti scampo, cullandoti come il beccheggio di un veliero alla deriva (quello della copertina?).
Ma ci sono altre frecce nella faretra di Meloy e compagni: la ballata popolare con ascendenze kurtweilleriane "A Coutionary Song"; la classica bellezza di "Odalisque", con i suoi repentini cambi di ritmo; le seriche trame di "Cocoon", con il piano e la steel guitar a condurre la slow motion; il prolungato commiato, quasi dieci minuti, di "California One Youth and Beaty Brigade", una sorta di summa delle grandi potenzialità e delle non comuni doti della band.

Non perdete l'occasione: salite a bordo e ascoltate i racconti dei marinai decembrini; non è detto che il prossimo mese il loro vascello incantanto possa attraccare di nuovo nel vostro porto.

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