In un commento mi è stato scritto che i Jethro Tull (e non i 'getro' come ha scritto qualcuno, storpiando completamente il nome della band) puzzerebbero di sgabuzzino, dimenticando che i Tull hanno lasciato il segno nella storia della musica, grazie alla loro versatilità stilistica e alle doti istrioniche di Ian Anderson. Bene, voglio essere assolutamente chiaro, parlando sempre 'dritto pe' dritto', come piace a me, dimostrando, numeri di ascolto alla mano, la differenza che c'è tra i dischi dei Tull e quelli della band di cui sto parlando in questa recensione. Detto questo, se i Tull (secondo un'opinione che, ovviamente, non condivido assolutamente) 'puzzano di sgabuzzino', questo disco puzza di merda perchè sale proprio dalla fogna a cui mi auguro che ritorni col tempo. Perchè, è inutile che ci giriamo intorno: è davvero difficile fare uscire ben tre capolavori di seguito in tre anni (ovvero Stand Up (1969), il sottovalutatissimo Benefit (1970) e Aqualung (1971), disco che tra l'altro contiene la canzone capolavoro My God, che, tra l'altro vede Ian Anderson esibirsi in un assolo di flauto davvero spettacolare). Tra l'altro, i numeri di ascolto parlano chiaro: per quanto riguarda i Jethro Tull 1.692.470 ascoltatori, per quanto concerne i The Dice 113 (in costante diminuzione. [Fonte: Spotify]). Notate qualche differenza? Detto questo, e fatto questo necessario e indispensabile cappello introduttivo, entriamo nel vivo della recensione.

Se Showcase Come Alive faceva entrare nella fogna della musica, questo fa entrare proprio nella fossa biologica. Merda pura, disco assolutamente scadente, con arrangiamenti non meditati, vocalità scadente, tematiche assolutamente scontate. Insomma, questo disco, se non fosse ancora chiaro, lo lascio ascoltare a tutti coloro che pensano che pensano che l'alrte sia per tutti, e che i veri artisti si debbano assolutamente vendere.

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