The Doors Live in Boston. Ovvero l'altra faccia della medaglia.

Sono usciti tanti, tantissimi live delle Porte in questi anni. Abbiamo goduto ascoltando le meraviglie degli show di New York e del Matrix, siamo rimasti soddisfatti dall'ottimo Pittsburgh, e recentemente anche un po' delusi dall'ultimo -anonimo- live di Vancouver; un'uscita che ha fatto pensare a molti che gli archivi dei Doors siano ormai un barile dal quale sia difficile tentare di raschiare qualcos'altro di degnamente pubblicabile oltre ciò che è stato già dato. Specialmente se si continua a pescare in quel 1970, un anno fatto di alti ma soprattutto di tanti bassi a livello concertistico.  

E a proposito di bassi, il live di Boston è sicuramente il fondo tra tutti quelli mai pubblicati della band. I tre dischi da cui è composto il (meraviglioso) cofanetto della Rhino documentano una serata che non può essere definita in altro modo che disastrosa.

Jim Morrison è completamente ubriaco, e lascia il posto al suo alter ego "malvagio" Jimbo;  i due show sono una passerella su cui il leader dei Doors si strascica goffo e strafottente, incurante del pubblico e dei tre compagni che rischia costantemente di mandare in difficoltà. Jim cazzeggia allegramente, sbraita al microfono, manca di cantare interi versi, e distrugge pezzi come "Break On Through to the Other Side" o "When the Music's Over". Da parte loro, Manzarek, Densmore e Krieger si comportano egregiamente, e le loro lunghe improvvisazioni strumentali servono a salvare il salvabile dello show, (eccezionale quelle di "Light My Fire" del primo disco, o di "Break on Through" del secondo): tutto questo però non basta a recuperare un'esibizione inevitabilmente destinata ad essere un fallimento grande come una casa. Lo spettacolo non è più nelle canzoni, ma nelle continue provocazioni di Morrison al pubblico, nelle sue violente istigazioni che agitano l'arena. E neanche la chiusura riesce in maniera degna: a causa dei biascicamenti di Morrison che portano ogni pezzo ad diventare molto più lungo del normale l'esibizione si protrae troppo a lungo, finché durante "Been Down So Long" deve essere addirittura staccata la corrente per impedire (come "promesso" da Jim) di portare lo show fino alla mattina seguente.  

A questo punto mi viene da chiedere quali siano i motivi che abbiamo portato la Rhino a pubblicare un live del genere. Certo non la qualità musicale, su questo siamo d'accordo. Ma allora cosa? Evidentemente l'utilità di questo cofanetto sta nel mostrare per la prima volta quale sia stato effettivamente questo lato oscuro dei Doors,  che cosa poteva succedere quando le sorti della band erano affidate alle mani di un Jim totalmente schizzato e incontrollabile. Perché naturalmente i Doors erano spesso e volentieri anche questo, non una band dalle esibizioni leggendarie ma un gruppo completamente in balia degli sbalzi d'umore del proprio leader.

Un Re Lucertola ormai senza corona, con la spina pronta ad essere, definitivamente, staccata una volta per tutte.

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