Miami, 1 marzo 1969.
Morrison è lì, sul palco. Luci abbaglianti e serpenti lo avvolgono. Danza freneticamente. Si dimena. Incita il pubblico ad eccitarsi, a danzare, copulare.
Danza ancora lo sciamano. I fuochi accesi sembrano incitarlo, inebriarlo. Ancora, ora, ancora. Acciaio cromato, pelle nera.
Ma il poeta appare oramai stanco. Si abbatte. Simula fellatio e masturbazione.
Silenzio...
"When I was back there in seminary school
There was a person there
Who put forth the proposition
That you can petition the Lord with prayer
Petition the lord with prayer
Petition the lord with prayer
You cannot petition the lord with prayer!"
"The Soft Parade" nasce nel 1969 e si colloca, in termini di impatto con pubblico e critica, in un contesto alquanto difficile e controverso. Il cammino verso l'autodistruzione di Jim Morrison, i continui eccessi, l'alcool e le lunghe meditazioni nel deserto, in aggiunta all'eco dei fatti di Miami, mettono in serio pericolo il percorso artistico dei Doors.
L'album rappresenta sicuramente il punto più basso della discografia di Re Lucertola e soci. La carenza di idee concrete e contenuti pare voler essere continuamente nascosta dal massiccio impiego di strumenti a fiato, archi e sax. È meno grintoso, più commerciale. Canzoni come "Tell All The People", "Touch Me" o "Easy Ride" ben poco hanno del sound che tanto aveva caratterizzato la band nei primi lavori. I dissidi interni poi, il crollo psichico di Jim e la spinta commerciale "imposta" dalla produzione si riversano su quasi tutta l'intera durata del disco.
Interesse maggiore bisogna prestare a "Shaman's Blues", "Wild Child" e "Do It", che di certo però non rappresentano apici di composizione, e alla title track, una lunga canzone/poesia suddivisa in quattro parti musicalmente differenti che perfettamente si sposano con quanto contenuto nel testo. In sostanza quattro canzoni tirate di fila in un'unica traccia.
Il resto, purtroppo, è di poco conto.
Solo un grande appassionato dei Doors può apprezzarlo appieno.
"When all else fails
We can whip the horses' eyes
And make them sleep
And cry..."
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