Tesi
Nonostante il fiorente tessuto socio economico, i soldi che girano, le tendenze che ruotano, può ancora capitare, in quella terra di mezzo adagiata ad est dell'Enza e ad ovest del Santerno, di imbattersi in attività di ristorazione dove la cucina è interpretata in modo integralista, assolutamente impermeabile ad ogni tendenza o innovazione.
E questo a tutti i livelli, dalla trattoria a buon mercato al ristorante con un firmamento di stelle sulla guida del gourmet.
Sono casi sempre più isolati, ma esistono ancora posti ove i tortellini o sono in brodo o non sono; ove lo zampone vive solo in simbiosi con lenticchie o fagioli, oppure con il purè o al limite con gli spinaci al burro. Dove l'uva raccolta da vigne che crescono a nord del Po, per quanto pregiata, non viene considerata ai fini della produzione vinicola.
Criticabile, ma è una realtà esistente.
Antitesi
Gli Exploited sono sempre stati rozzi, ignoranti, musicalmente di poco interesse.
Forse per una sotterranea tendenza snob li ho sempre considerati poco, fin da quel "Punk's not dead" con una copertina fra le più brutte mai viste.
Ho ascoltato tutti i primi singoli, il citato "Punk's not Dead", il live "On Stage" (quello rosso), poi ne ho praticamente perso le tracce.
A differenza di altri gruppi di coatti, questi non rappresentano nulla.
Prendete un gruppo di disadattati come i Cockney Rejects: Pue questi erano grezzi, zozzi e violenti, ma almeno erano l'espressione di un tipo di gggiovane ben presente nelle suburbie della terra d'Albione, che sovente popolava gli spalti degli stadi.
Gli Exploited no. A meno di non voler credere che i punk da baraccone che comparivano sui rotocalchi avessero qualche legame con la realtà (parafrasando De Niro, erano solo chiacchiere e borchie, chiacchiere e borchie!)
Sul palco, poi, è rimasto solo il leader... no leader non calza.
Il cantante... seee, cantante!
Insomma, è rimasto solo Wattie, che ha rimorchiato il fratello alla batteria e un orribile tamarro metalloide alla chitarra più uno spilungone con i dreadlocks al basso, troppo agitato per i miei gusti.
Sintesi
Se uno decide di assistere ad un live degli Exploited, sa perfettamente cosa aspettarsi, e lo fa proprio per questo.
Brani sparati a velocità proibitive, tutto il repertorio degli stacchi di batteria e chitarra sentiti mille volte ma non per questo meno potenti ed emozionanti, il ciccione sudato che gronda liquidi, sputacchia e bestemmia, il pogo forsennato (questo però me lo aspettavo più violento), e tutte le altre belle performance che, ancora, ci fanno battere il cocore e agitare il capoccione scarsocrinito.
Tutta la serie di classiconi in sequenza ("SPG", "Dead Cities" e "Alternative" su tutte), hanno provocato più di un sussulto a grandi e piccini (molti piccini).
Ciliegina sulla torta, il finale con l'evergreen "Sex & Violence" interpretato come di consueto da non meno di cinquanta giovanotti sul palco, che mi ha fatto rompere gli indugi e gettare nella mischia fino alla prima fila.
Tortellini alla panna? No, grazie!
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