Domenica sera scorsa, a Milano si è consumato un delitto terribile, inscusabile e inspiegabile.
"L'inter ha vinto lo scudetto" direte voi, ma no, non è così è ancora peggio: i Fleshtones, sì, loro, i grandi, unici, mitici, inossidabili e inimitabili Fleshtones si sono esiti al Musicdrome (giusto dietro San Siro, tanto per restare in tema) davanti una cinquantina di persone.
Che il tempo fosse stato inclemente e che eventi sportivi distogliessero dall'appuntamento con una delle band più genuine del panorama universale del rock era pensabile, ma la misura dello snobbamento lascia sconcertati. Per evitare che tali atti d'infamia si ripetano proporrei corsi coatti di cultura musicale con introduzione della pena dei lavori forzati (a vita) per chi non li supera...
Perché non c'erano che quattro gatti a gustarsi lo show effervescente di Zaremba & C. (specialmente Keith Streng, veramente in gran forma) che hanno zompato dappertutto come loro costume, su e giù ginnicamente sul palco & su e giù (sempre ginnicamente e senza perdere una battuta) dal palco a rincorrersi tra il pubblico & a interagire variamente con esso - tra cui il sottoscritto che ha rischiato prima di essere decapitato da un'incolpevolmente assassina rotazione del manico della scintillante chitarra di mr. Streng mentre si catapultava giù dal palco e poi di essere azzoppato dalla base del microfono di mr. Zaremba che per non essere da meno del collega si catapultava anche lui (non credo che ce l'avessero con me, sono cose che capitano coi Fleshtones a piede libero).
Che dire quindi? Io e i pochi altri lì presenti, ci siamo gustati una bell'ora soda soda di musica coi controcazzi senza se e senza ma e soprattutto senza cabaret del c++++ con quattro musicisti maturi e bravissimi che da veri professionisti hanno timbrato il cartellino senza risparmiarsi anche se davanti avevano solo poche persone; il batterista Bill Milhizer nascosto dietro il suo set dopo essersi rifocillato di birra e whisky al bar del locale prima dello show, Peter Zaremba sempre frangiato e complessivamente tonico, anche se ogni tanto po' appannato (purtroppo penalizzato dal mixaggio che gli dava pochissima voce) e spesso nascosto dietro la sua tastierina, Streng indiavolato e pronto a rubarsi prepotentemente la scena con Ken Fox (il bassista) ad aiutarlo. Scaletta abbastanza centrata sull'ultimo disco ("Take A Good Look", ovviamente di maniera ma molto fresco e molto bello ugualmente) e sulla produzione più recente (corposo com'è il Fleshtones-repertorio ritengo potrebbe essere saccheggiato meglio, ma tant'è) con Back To School e Feels Good To Feel, Love Yourself, Bigger And Better in gran spolvero + nello pseudo bis finale la super chicca di Screaming Skull.
Era l'unica data italiana, piango per chi non c'era...
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