Ci sono gruppi e musicisti rock dal destino segnato e votato alla malasorte. I The Four Horsemen possono essere considerati dei maledetti del rock. La loro sorte ricorda tanto da vicino quella dei loro amati Lynyrd Skynyrd. Come loro facevano Southern rock e come loro ebbero la carriera interrotta da decessi improvvisi che ne sancirono la prematura fine artistica (chissà magari si riformeranno anche loro...).
Questo "Gettin' pretty good... at barely gettin' by..." è stato il loro secondo full lenght album dopo un mini di esordio del 1989 e il primo album, il meraviglioso " Nobody said it was easy" del 1991, prodotto da Rick Rubin.
Questo secondo lavoro vede importanti cambiamenti nella line up del gruppo californiano, la defezione del balordo chitarrista Haggis, fondatore della band con trascorsi nei The Cult e nei Zodiac Mindwarp e del bassista Ben Pape rimpiazzato da Pharoah. Inoltre vi è la defezione del batterista il monumentale Ken "Dimwit" Montgommery morto per overdose un anno prima dell'uscita del disco e proprio a lui sarà dedicato il lavoro ed una canzone la ballad "Song for absent friends".
La band rimane in mano ai due membri fondatori: Dave Lizmi chitarrista che suonerà tutte le parti di chitarra e dal grande vocalist Frank C. Starr.
Il grezzo suono dell'esordio, debitore dei migliori AC/DC e ZZ Top, lascia il posto ad un southern rock più maturo e ricercato senza tralasciare comunque quella carica che all'epoca ne facevano insieme ai Black Crowes, uno dei migliori gruppi rock dei primi anni novanta e soprattutto tra i pochi a poter alzare la bandiera confederata sempre più in mano ai vecchi gruppi degli anni settanta.
La partenza del disco è affidata ad una cover di Rick Derringer, la groovie "Still alive and well". La title track è un esempio del nuovo corso intrapreso dalla band, suoni più corposi con introduzioni di piano di backing vocals anche femminili come nella pura tradizione Lynyrd Skynyrd. La voce ruvida di Frank C. Starr a condurre il gioco, assoli e possente sezione ritmica. "Drunk again" è la dichiarazione d'intenti dei nostri, immaginate degli AC/DC con backing vocals femminili in sottofondo. Il rombo di una macchina introduce la veloce "Hot Rod" , boogie rock'n'roll, mentre "Back in Business" è la continuazione della loro canzone più famosa quella "Rockin' is ma' business" contenuta nel precedente lavoro. "Hit the road" è una spassosa canzone con acustiche e slide cantata e scritta con il tasso alcolico al di sopra della norma. Quello che aveva uno sconsiderato automobilista quando pochi mesi dopo l'uscita del disco centrò in pieno la motocicletta del singer Frank C. Starr. Entrò in coma e non ci uscì piu' per quasi quattro anni di sofferenza per morire poi nel 1999.
Questa fu anche la fine di un gruppo che avrebbe potuto e stava cercando di riscrivere la storia della southern music americana. Non erano originalissimi ma avevano attitudine e faccia tosta per riuscirci. Il loro nome poteva tranquillamente rivaleggiare con quello dei loro amici Black Crowes invece sono rimasti una meteora dal destino crudele.
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