Rivelarsi al grande pubblico attraverso la colonna sonora di un telefilm potrebbe essere una mossa pericolosa. Chiunque potrebbe giustamente pensare che si tratta dell'ennesimo fenomenuccio pop destinato a durare poco più che un anno, a ritornare quando il momento è propizio e a svanire definitivamente nel nulla; non sarebbe la prima volta.
Non che i The Fray siano i nuovi Radiohead, intendiamoci. Eppure già con "How to save a life" il gruppo statunitense mi diede l'impressione di barcamenarsi fra la volontà di fare della buona musica pop e assicurarsi contemporaneamente un bel posto in classifica. Quest'ultimo obiettivo l'hanno raggiunto, il primo un po' meno infatti l'album contiene delle potenziali buone tracce che si perdono in un lavoro complessivamente insicuro.
Antecedentemente al debutto pubblicizzato da "Grey's anatomy", i The Fray avevano già mosso i primi passi nell'industria discografica accumulando anche una certa fama in patria. Il riferimento è a questo EP "Reason", successivo a "Movement" titolo di una raccolta di quattro canzoni pubblicata in pochissime copie. L'impatto induce a non cestinare a priori "Reason" dato che l'opener "Together" sembra abbastanza lontana dalla parte peggiore di "How to save a life", l'obbligo di addentrarsi in una coltre fitta di melensaggine e zuccheri per trovare del pop. Inoltre si riconfermano le "muse ispiratrici" del gruppo di Denver quali i Counting Crows, i Keane, i Travis. Tutte le canzoni scorrono come dei potenziali singoli senza la pretesa di essere null'altro se non hits radiofoniche, tutte improntate alla semplicità strumentale con in primo piano chitarra e pianoforte.
I risultati migliori si ottengono sicuramente con "Without reason" classica ballata pop - rock che sa essere intimista senza esagerare e "Oceans away" inseribile sulla stessa falsariga della precedente, entrambe impreziosite dalla voce di Isaac Slade che evita di cimentarsi in acrobazie più grandi di quelle che può permettersi e da una buona resa strumentale. Con "Unsaid" scompare il pianoforte per la realizzazione di un pezzo solo chitarra e voce che raggiunge un buon livello compositivo, ovviamente entro i limiti del possibile per un gruppo di esordienti. I testi affrontano i temi della vita quotidiana e non si cimentano in parabole esistenziali che apparirebbero risibili, anche se alcuni affogano nella completa banalità. Presente nella seconda prova della band anche "Vienna", bella canzone ripescata per il primo vero e proprio album e che non a caso risulta essere una delle migliori.
Con questo non si vuole far passare i The Fray come un gruppo alternativo dai quali ci si aspetta in futuro un terremoto di innovazioni. D'altronde sarebbe ingiusto accantonarli sulla scia di un giudizio frettoloso o di un'impressione errata che li accosterebbe a molti altri gruppi statunitensi, dai veterani del pop - rock - trash Bon Jovi agli inascoltabili Switchfoot, cloni l'uno dell'altro e inseguitori di successi commerciali, insomma la solita solfa che uno si scoccia anche di ripetere. "Reason" rimane un EP dilettevole, rilassante, disimpegnato. Certo, inutile accostarsi con il presupposto di trovarci i figli illegittimi di Bacharach o con il pregiudizio di trovarci una mezz'oretta di nulla.
In fin dei conti un po' della nostra attenzione lo merita...
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