Lucky Jim è un figlio bastardo.

Il figlio bastardo della band, ovvero, l'album meno discusso e pubblicizzato dalla stampa. Nonostante sia l'ultima composizione di Jeffrey Lee Pierce, resta una gemma nascosta e seppellita da episodi ben più noti appartenenti alla discografia dei Gun Club.

Lo psichedelico bluesman, accompagnato dalla ex Mori e da Sanderson, sfoggia il sound adulto e composto dell'opera sorretto dalle visioni malinconiche del contesto.

Si fugge nei boschi, abbandonando la propria auto, per concedersi la più sfrenata lussuria in Idiot Waltz, con la costante cupezza dei toni.

Il rock presuntuoso ed irresistibile di Ride a metà disco e la rassegnazione figlia della polvere in Desire rendono bene l'idea della potenza emotiva di ciò che stai ascoltando.

I riff, quella voce in bilico tra follia e depressione: tutto in Lucky Jim evoca i titoli di coda alla fine della pellicola.

Il trio infatti in frantumi già da parecchio tempo, abbraccerà l'idea di sciogliere i fili e guardare al futuro. Quel futuro che due anni più tardi porterà l'amara conclusione con la dipartita di Pierce, il mutante figlio dell'irrequietezza punk e della profondità del blues.

Il frontman dalle turbolente vicissitudini, che lascia un segno anche alle successive generazioni di musicisti. Simbolo indie, sfortunato cantore passionale. Lucky un bel nulla.

Non il loro apice, ne il loro canto del cigno, ma merita l'ascolto in quanto disco di gran classe.

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