Questa recensione è dedicata a tutti coloro che, in campo hardcore, hanno decisamente perso un po' la strada, dopo release poco esaltanti ("Symptoms and Cure") o ben al di sotto della sufficienza ("Homesick"), per non parlare di scempi veri e propri ("Returners") e hanno decisamente bisogno di qualcosa di nuovo su cui puntare.

Scoperti per caso attraverso un'intervista assai interessante su groovebox.it (pubblicità occulta!), gli Hundredth sono una giovanissima band americana dedita ad un Hardcore moderno non propriamente detto, definibile quasi in termini Rock (Poison The Well, It Prevails le maggiori influenze), ed ha finora pubblicato un solo album, "When Will We Surrender", uscito sotto una delle tante (tantissime) label sconosciute specializzate nel genere, che si prospetta a diventare senza ombra di dubbio il miglior LP dell'anno per quanto riguarda questo genere, e non solo. Melodie ispirate, breakdown potenti, una sezione ritmica perfetta, vocals aggressive ma coinvolgenti: miscelando elementi comunque di per se abusati il gruppo riesce nel "miracolo" di spiccare nella massa del panorama Hardcore odierno grazie ad una genuinità ed una personalità decisamente sopra la media, in un equilibrio tra vecchio e nuovo decisamente notevole per un gruppo alle prime armi. Condito con delle collaborazioni gustose (My Children My Bride, It Prevails, The Ghost Inside, Hatebreed per citarne alcuni) e dei testi validissimi che trattano principalmente tematiche spirituali (il nome del gruppo riguarda la teoria della 100esima scimmia, non aspettatevi comunque un disco degli Underoath) ed una produzione eccezionale, "When Will We Surrender" è in grado di regalare di regalare emozioni intense, durature e che trascendono i limiti del genere, possedendo si canzoni d'impatto ("Willows"), ma anche dei suggestivi pezzi strumentali ("Fade"), bellissime divagazioni in campo rock ("Greater") unite ad un'attitudine perfettamente in linea con lo spirito "Old school" comunque presente ("Desolate"), che potrebbero benissimo essere apprezzate sia da abituali ascoltatori di Comeback Kid, Sick Of It All & company ma anche da chi ha dei gusti più variegati (Alexisonfire) per non dire "mainstream", e se si fa presente il fatto che queste due anime del disco convivono perfettamente senza scadere nel banale o nei soliti cliché (guardatevi il bellissimo videoclip di "Desolate"), non è cosa da poco.

Un bel disco Hardcore, ma anche un bel disco Rock, che potrà non piacere, ma sicuramente sorprenderà e non poco chi è abituato ad associare questo genere ad un immobilismo stilistico preoccupante. Togliendo il solito paio di canzoni un po' meno ispirate non si può parlare altro che di un disco che fa la differenza, se non addirittura di un capolavoro, leggetevi il testo di "Greater" e capirete il perchè.

"My life once miserable, is now, immeasurable..."

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