Dalla Svezia, con furore, arriva un’ondata
di garage rock e punk, il tutto condito con idee no global e annunci
anticapitalistici. A New Morning Changing Wheater, terzo album
del quintetto svedese, sembra del titolo annunciare una ventata di
ottimismo, ma non c’è in nessuna canzone, tranne la lenta Last
Century Promise la traccia più lunga dell’album, un clima di
tranquillità. Le undici canzoni trasmettono energia allo stato
puro: la chitarra è rabbiosa, la voce potente.
A parte i testi che sono delle vere e proprie bombe, le canzoni formano
un album che risulta essere molto compatto, omogeneo nel suo estenuante
insistere al richiamo della rivoluzione, formando un gran bel muro di
suono.
Tralasciando i moltissimi spunti politici che un album del genere
offre, bisogna notare che questi 5 “pazzi”(così come li
definiscono in Svezia) ci sanno davvero fare.
La chitarra descrive orbite melodiche davvero piacevoli con distorsioni
al punto giusto e addirittura accenni blues nella ironica “New Empire
Blues”.
Tra le traccie migliori “Capitalism Stole My Verginity”, il cui testo
è letteralmente una bomba, ”Up For Sale” la traccia dal
più forte impatto commerciale , Breakout 2001 e “Nothwest
Passage” dove batteria e basso la fanno da padrone.
In conclusione è un album con canzoni piacevoli e ascoltabili,
dove si riscopre davvero il piacere del puro rock, anche se può
risultare un po’ ripetitivo verso le ultime traccie. Non è un
capolavoro ma è sicuramente migliore di molti album fatti da
gruppi che godono di ben altra fama e pubblicità.
La rivoluzione viene dalla Svezia!
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