Ascoltare i Lords è come prendere una mattonata in faccia, rialzarsi e chiederne ancora. "Swords" è l'esordio di questi loschi tipi provenienti da Louisville, Kentucky. Ed in meno di 20 minuti spazza via tutta la paccottiglia odierna in fatto di hardcore punk. Come se il vessillo nero dei Black Flag fosse tornato a troneggiare, reincarnato per una nuova battaglia, un violentissimo e necessario repulisti. Incredibili. I Lords sono una macinatrice perfetta tra il punk rock dell'era SST e l'ossessione paranoica del metal ("Snake It" è trash declinato al tempo presente). Se la cosa non vi spaventa, ve lo giuro, qualcosa di molto vicino a come suonerebbero i Black Flag oggi.

Cioè un torrido rock'n'roll ritorto, sbattuto, ultrasaturato e spinto al massimo (cos'altro è "Lift High The Mighty Throne"?). Garage al vetriolo ("The Crawl") misto ad un punk isterico e convulso ("Two Lies" che chiude come Rise Above). Il tutto condito con una voce strozzata, screziata di singulti quasi melodici che rendono ancor più trascinanti i brani. Tredici schegge sonore impazzite. Un disco che balbetta rabbia ed infine la sputa. Un farneticante e feroce assalto di frequenze, passaggi melodici spaventosi e sferzate elettriche da urlo. Granitici, magnifici Lords, inarrestabili anche quando sembrano sparare accordi solo per giocare con la sperimentazione free-form. Di gruppi hardcore ce n'è un fottìo, troppi e tutti in copia-carbone. "Swords" è molto più che una pesca nel mucchio, sceglietelo. Scegliete i Lords. Garantisco io. E se mi sbaglio pago da bere a tutti.

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