<<Il primo disco è nato con molta calma in un anno, è nato come indipendente con molta rilassatezza non sapendo se sarebbe uscito e soprattutto se sarebbe piaciuto... >>.

Questo che ho appena riportato è un breve stralcio di un intervista rilasciata dai New Story, ed in questo senso è molto esplicativa.

Quando ho ascoltato "Different Ways", non dico mi aspettassi il cd dell'anno, ma un dischetto piacevole per passare una mezzoretta, come era stato "Untold Stories", e non una schifezza totale da cestinare a primo ascolto.

Ora, mi secca fare i soliti discorsi di sempre major e non major, ma il leit-motiv sembra essere lo stesso di sempre: perché si sono ridotti a suonare in maniera ruffiana, zuccherosa strizzando l'occhio al peggior pop da classifica?

La risposta se pur non esplicita si può dedurre in quel pezzo di intervista. Tradotto in parole semplici: il primo disco era nato per divertimento, per passione, non costruito col solo scopo di passare su Mtv e prodotto da una label di secondo livello. E devo ammettere candidamente che non mi era dispiaciuto all'epoca riuscendo a competere persino con nomi ben più blasonati nel genere. Grazie soprattutto a motivi orecchiabili, ma non  eccessivamente frivoli e soprattutto con una batteria ruvida quanto basta.

Adesso ad un prevedibile alleggerimento del sound, i nostri ci fanno sapere come ci si può sputtanare completamente mettendosi pure a fare testi in italiano tra il banale e nonsense. La splendida  batteria che animava il primo disco non figura proprio, invece subentrano sintetizzatori e chitarre acustiche che si fanno spazio tra i brani.

L'unico pezzo che ci ricorda che non ci troviamo di fronte ai Take That riuniti sotto falso nome, ma che questa band suonava pop-punk è la bella e tirata a lucido "Don't mind", guarda caso una dei sei pezzi cantati in inglese.

Il disco è diviso in dodici tracce: le prime sei cantate in italiano e le altre sei tutte in inglese. Con le prime si raschia completamente il fondo, con sei squallide ballate pop su sei prive di interesse. Tra quelle "with english lyrics" cito le inedite chitarre "pesanti" ma fini a se stesse di "Golden street" che non aggiunge niente. "Andrew coin" indovina il ritmo, ma si perde un po' sui refrain. In fin dei conti, quelle inglese risultano leggermente più "graffianti", ma l'unico episodio da salvare sul cd rimane solo la già citata "Don't mind". Quest'ultima mi provoca rabbia facendomi ricordare gli ottimi pezzi graffianti e veloci come "Streetlights" e "Love and reclusion" che illuminavano il disco precedente e qui sostituiti da una banalità di contenuti e idee imbarazzante e dilagante, tant'è che sono riusciti nel difficile plagio (e sono serio perché è difficile copiare e fare peggio) di un loro gruppo rivale e concorrente con cui si contendono l'heavy-rotation.

La conclusione merita una seconda citazione:  << Ci sono altre band che ritenete possano essere accumunate a voi come stile e genere in Italia? >>

<<Secondo me i Vanilla Sky sono un ottimo esempio...>>

Ma per favore, i Vanilla Sky in confronto a voi sono oro colato, il loro "Changes" non vale mezza nota del vostro full-lenght. Voi invece avete fatto una becera figura pubblicando questo scempio di platter.

Carico i commenti...  con calma