Si sono accorti tutti che ad oggi le leggi del mercato non lasciano nulla riposare in pace. Ogni x anni esce un cofanetto di Cobain, preciso come un vaccino, e chi lo compra è sempre stronzo. Ogni lustro un genere preso a casaccio viene scolato dai media/influencer, vestito a festa e fatto ballare un po' in giro. Artisti vari, se fortunati, vengono ogni tanto "riscoperti" da Pitchfork/chi per esso, e sempre nel momento giusto, cioè quando il vento gira già a favore da qualche mese (mai prima, "critica" dei miei mutandoni). Se i gruppi anni '70 cadevano nel tranello anni '80, cercando di rimanere a galla in un mercato ormai alieno, i gruppi oggi hanno il problema inverso: vengono incoraggiati a tornare dalla moda e quindi a scrivere nuovamente, con esiti chiaramente vari. C'è sempre un po' di fifa, e nessuno riesce a capire se siamo felici o no che gruppi come American Football o At the Drive-in rientrino in studio. Ci sono persino gruppi tornati in sella grazie alla presenza di brani loro in serie tv di tendenza.
Ci sono però alcune correnti che il mercato non riesce a fagocitare e agghindare. E non sto parlando di elettronica sperimentale o del noise, generi così sdoganati che oggi fa ridere ritenerli outsider o "contro". Sto tirando in ballo cose come lo Slowcore, stile musicale mai tornato in auge, mai filato, mai ritenuto cool. Per carità, 4-5-6 anni fa hanno avuto anche loro qualche reunion, sull'onda della resilienza dei Low, ma le band erano tutti così disilluse che comeback veri zero. Facciamo un appello, vi va? Codeine: sciolti. Carissa's Wierd: sciolti, qualche bel progetto che ha meno di 50 follower su soundcloud da parte di un membro, un altro invece ha fondato la Band of Horses (blèh). Kozelek ormai non ha niente di slowcore e sta per diventare un meme. Perso. I Low dopo il colpo di coda di 6 anni fa sono regrediti ad un indie insipido e non sono più di moda. Gli Idaho son zitti dal 2011 e fanno neanche cento visualizzazioni su yt. Persino le "nuove" leve (Barzin in cima) non alzano la testa da anni. Restano gli Spain, immagino, anche se sono quasi americana ormai.
C'erano una volta i Bedhead, grande band, associata a Slint eccetera. Il loro disco del '94 è un bell'esempio di come fare musica forte piano. Il college rock filtrato da un colino post. Nel 1998 non ci sono più; i fondatori, i due fratelli Kadane, formano quindi i New Year. Caratteristica peculiare: è una band epistolare. Un fratello vive a Dallas, l'altro a Boston. Il bassista è di NY. Il batterista, udite udite, è Brokaw dei Codeine (Boston sempre). Le idee musicali della band viaggiano per mail attraverso gli states, coagulandosi molto lentamente in artefatti raffinati e meravigliosamente arrangiati, lasciati decantare anni prima di prendere aria. Un disco dei New Year, infatti, esce con la stessa frequenza delle covate di cicala: il disco precedente a questo è di 9 anni fa, praticamente i Tool ragazzi. Date inesistenti, figuriamoci: è già tanto se un cuore slowcore batte nel mondo, anche se con la frequenza di un leone marino in letargo su Ganimede.
Parlerei del disco, quindi. Le coordinate dei Kodane restano cocciutamente fisse, volte all'ermetica ricerca del brano slowcore perfetto. Persino i timbri sopravvivono indenni ai lustri, al massimo si scorge una scafata accortezza nell'accostare, uno scientifico millimetro in più o in meno su un pedale, un gioco callimacheo, per pochi. Non che la musica sia difficile, lo slowcore non lo è mai: è musica triste, irrispettosa. A volte sciatta, ma decisamente non qui: i brani fioriscono di colori spenti e tenui, certo però con più brio rispetto ai Bedhead, per dire. Myths mostra ciò che intendo: la folle bellezza del pezzo si affida ad un crescendo che non ha nulla di post rock, un crescendo che è semplicemente un capolavoro di arrangiamento, di timbrica e di atmosfera. La voce, calma e rassegnata, non servirebbe quasi. Ciò che conta sono i reverse da bava alla bocca, i rhodes che fanno capolino per una carezza malinconica, un colpo di rullante "alla Codeine" che porta al tutto la particolare caratteristica del genere: l'energia triste: una specie di ossimoro, la materia oscura del rock, radicalmente diversa dal post punk o dal cantautorato. Tutto il disco è permeato da un'aura urbana che tradisce la genesi in cattività del disco: è come osservare una specie in via d'estinzione che non ha abbastanza diversità genetica per aumentare la propria popolazione in modo solido, ma che ha una life span così ampia che non può scomparire se non dopo molti anni di solitudine e malinconia.
Come bloccati in un limbo, i Kodane tengono alto un vessillo che nessuno ha interessi a seguire.
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