Mi sento tendenzialmente razzista, almeno in ambito musicale. E profondamente conservatore. Non si discute, i neri sono meglio. E hanno la musica nel sangue. E le idee sono finite negli anni 70. E si stava meglio quando si stava peggio. In effetti, se penso alla portata epocale del blues e del jazz dei neri per la musica leggera (e per i compositori contemporanei) di tutto il mondo, e poi penso a nonno Earl che strimpella il banjo sulla veranda… scoreggia è la prima parola che mi viene in mente.
E invece ogni volta che ascolto ‘sto bubbone mi rendo conto di ignorare completamente un genere che è alla base della musica americana. Lo dico da profano assoluto, ma la prima cosa che salta agli occhi è la differenza fondamentale tra questo disco e un’asettica raccolta di 40cd Classic-Gold-Country-Bluegrass che puoi acquistare da Mastrota. Nel ’72, nell’era dei sintetizzatori, coi Tangerine Dream sbarcati da Alpha Centauri questi qua, con le frange e gli speroni, si vestivano di tradizione americana e rispolveravano vecchie canzoni. Erano vintage quando il il vintage non c’era ancora. Con una conoscenza profonda di questa musica, non enciclopedica, ma cresciuta pian piano nelle orecchie e nel cuore di questi ragazzi del Colorado. Ora, premesso che me ne frega il giusto delle fantastiche sensazioni del vinile, “Will the Circe…” è stato concepito e realizzato come ellepi triplo, con tanto di copertina sfoderabile ecc. , e in cd perde molto.
Primo, il suono: abbassi la puntina e lo scricchiolìo ti riporta 35 anni indietro, anche se allora non c'eri ancora. Anzi, facciamo 60, visto che i signori di mezz'età con la pancetta, i basettoni e la camicia da cowboy raccolti con cura da “questo gruppo di capelloni della West Coast” (parole di Roy Acuff) erano già da diversi anni, e rappresentano tuttora, l'indiscusso gotha del country e del bluegrass del sud-est degli Stati Uniti. Di quella che allora era ancora una musica dei bianchi e per i bianchi, la colonna sonora per le scampagnate delle famiglie dei Conservatori del sud, capelli a spazzola, Dio e America. Tutti insieme Earl Scruggs, Doc Watson, “Mother” Maybelle Carter, Merle Travis, il fiddle di Vassar Clements e tanti altri. Ad ogni ascolto e' come aprire una vecchia scatola di cianfrusaglie, o rovistare in soffitta. Ricordi lontani si stiracchiano e riprendono vita. Una sala di registrazione piena di gente, risate strozzate, un vociare sommesso. Qualche pezzo presentato sbrigativamente, Acuff che spiega ai ragazzi della N. G. D. B. i suoi “segreti” per registrare in studio. E, su tutto, un velo di leggerezza, di riunione in famiglia, neanche troppo formale. Le dita girano vorticose sul dobro, sui banjo, sul violino, ma qua c'è tutto meno la voglia di stupire o, peggio, osare, provare a uscire dal seminato. Brani country tradizionali, cavalcate bluegrass e vecchie ballate. Ci vorrebbe una pagina solo per elencare tutti i pezzi. Le “tirate” strumentali scorrono velocissime, sbalorditive a volte , ma gli assolo e il rincorrersi vertiginoso degli strumenti servono solo e soltanto a lanciare il ritornello, al massimo a guadagnarsi un sorriso dai presenti prima di passare la palla, e sono comunque rigidamente inseriti nell'elementare struttura dei brani. Divertire e divertirsi, mettendosi alla prova. Questo basta. O meglio, questo è il sale di questa musica. Non lasciatevi fregare dall'anno di registrazione, e lasciate perdere la California, il country-rock psichedelico dei Byrds, dei Grateful Dead ecc. Qui controcultura, psichedelia, contaminazioni sono parole senza senso.
Secondo, le immagini: ascoltare sto disco dalle cassettine-sega di un pc, magari fissando il salvaschermo di windows è uno spregio troppo grosso… Quest'album va toccato, sfogliato, annusato. Sa di roba vecchia, e non è solo un'impressione. "Mother" Maybelle, co-fondatrice della prima incarnazione della Carter Family, nel '27, era la suocera di Johnny Cash. Ci vuole un letto matrimoniale per aprire tutto l'Lp. Mentre scorre la puntina ci si può riempire gli occhi coi primi piani dei vecchi strumenti scrostati dall'uso, le immagini seppiate della sala di registrazione, le vecchie foto di un'America che non c'è(ra) più, le scritte e i disegni stile fine ottocento. Tre LP con 38 brani tra originali e tradizionali, e un intero lato di strumentali bluegrass.
Non oso pensare a quanto potesse costare all'epoca. Bello, proprio bello.
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