dopo aver letto la recensione di Madcat, che ho apprezzato per l'indulgenza dimostrata, a differenza di tanta stampa sdegnata, nei confronti di un gruppo al quale rimango profondamente devoto, ho deciso di dire anche io la mia sull'ultimo disco dei folletti con l'intenzione di dare un parere da anziano sulla questione. immagino che in definitiva due recensioni sullo stesso disco non siano poi troppe per un sito che si chiama debaser....
Tralasciando i dubbi sull'urgenza artistica di fare questo disco, dubbi peraltro anticipati dal nostro Franck Black che ha dichiarato candidamente : "so di non dire una cosa molto punk ma ... anche io ho dei figli da mandare all'università ...", mi chiedevo : se io oggi avessi 18 anni e ascoltassi Indy Cindy, da neofita, quante stelle avrei dato al disco ? probabilmente molte. In definitiva è un disco di rock intelligente e pesante, un suono carico come quello che avrebbe voluto forse ottenere Steve Albini quando registrarono Surfer Rosa, opera da lui poi rinnegata come roba da femminucce (povero mentecatto ...). Ci sono ancora i ritornelli eleganti e appiccicosi (Magdalena 318), i riff sporchi e raffinati di joey Santiago (Greens and blues, Jaime Bravo), trame intricate e desuete (Silver snail), rabbia compressa o esplosa (What goes boom, Blue eyed exe). Ci sono pure i controcanti femminili, proprio come li faceva LEI (Bagboy -sigh !). Se avessi 18 anni per me forse sarebbe sufficiente ad illuminare le mie giornate buie (se hai 18 anni e non hai giornate buie puoi tranquillamente fare a meno dei pixies). Ma non adesso. Non ora che so cosa è la magia. Quella che si respirava ad esempio al Rolling Stones di Milano per la presentazione di Bossanova, loro 4 che suonano una terribile Cecilia Ann ancora dietro il sipario, le gambe che ti tremano per l'emozione, Cecilia Ann finisce, il sipario si apre, urliamo tutti quanti, inizia implacabile il riff di Rock Music, ci prendiamo tutti quanti a pedate felici come bambini. La magia che ha contagiato tanti gruppi del cosiddetto indie pop straniero (sappiamo tutti quello che ammise K. K) e non (ascoltate ad esempio l'ultimo degli Jokifocu).
La magia che ha funzionato per 3 album e mezzo sul precario equilibrio tra fantasia pop e violenza punk in una formula che se ti agganciava non lasciava scampo : dovevi riascoltare Surfer Rosa, o Doolittle, o Come on Pilgrim perche' ogni ascolto prometteva nuove sorprese, nuove emozioni, come un film che non ti stanchi mai di vedere ... Purtroppo, lo avrete intuito, Indie Cindy non mi fa questo effetto e vorrei pensare che e' solo colpa mia, che sono stupidamente invecchiato .... Ma in un certo senso e' come se il tempo non fosse passato perche' in definitiva Trompe le Monde mi fece esattamente lo stesso effetto. La personalita' musicale di Frank Black aveva debordato, Kim Deal veniva relegata sullo sfondo, la magia del loro violento matrimonio era chiaramente svanita ed io che ero stato il primo a Firenze a presentarmi con le mie venti mila lire per acquistare il disco mi sentii orfano e triste. Indie Cindy, come Trompe le Monde, e' un disco di Frank Black che, non fraintendetemi, e' una buona cosa, io amo quel maledetto ciccione e ha pur fatto delle belle canzoni in tutti questi anni ma per favore non venitemi a dire che questi sono i pixies. Io non vi credo.
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