Hanno il THE nel nome, sono onnipresenti sulla stampa specializzata e non, hanno la produzione curata dai uno dei team più osannati del momento (DFA), sono di New York, hanno la loro brava etichetta di genere (punk funk), insomma si presentano come la tipica trappola per chi si immagina alternativo... ma visto che il loro primo ed unico album Echoes me lo sono consumato urlando e ballando, eccoci qua ai Magazzini Generali nella speranza che la campagna stampa sia comunque arrivata dopo la nascita del gruppo e non sia stata essa stessa ad averlo creato.

Prima di loro si esibiscono i Dead Combo che dalla Finlandia propongono in stile rockabilly a la Chris Isaak un frastuono composto da voce, beat da calcolatrice provenienti da un mini-moog e chitarrone, nel quale spunta anche un accenno di Sister Saviour come cadeaux ai padroni di casa Rapture. Una ragazza vicino mi dice che anche le altre canzoni sono cover, gliel'ha detto il suo amico che è venuto apposta a vederli perché sono il suo gruppo preferito: a me ricordano un misto fra Jesus & Mary Chain e i Depeche Mode di Personal Jesus, ma dopo un brevissimo entusiasmo iniziale, mi risultano mortalmente noiosi e la domanda pronta per il ragazzo su quali cover avessero eseguite muore lì.

The Rapture invece iniziano in modo folgorante con un'inaspettata Infatuation, la cui intensità dal vivo la renderà forse la vera sorpresa della serata. Poi fanno fede letteralmente alla loro etichetta, suddividendo il concerto in due parti ben distinte, la prima è quella punk, virata verso PIL con le esecuzioni di Heaven, Coming Of Spring, Echoes più una canzone nuova altrettanto valida...

Quanto di buono c'era nel disco lo si trova intatto dal vivo, ma con la maggior coesione che è lecito richiedere da un gruppo che sa davvero suonare: il sax in coda a Open Up Your Heart, la campana da mucca di Gabe Andruzzi che balla neanche fosse Bez degli Happy Mondays, bassline e batteria in perfetto stile disco, i riff abrasivi di chitarra, i riferimenti palesi nelle voci, con Luke Jenner a fare Robert Smith che urla e Mattie Safer nel ruolo di Johnny Lydon...

Ancora Sister Saviour, poi si dà inizio alla seconda parte, quella funk con la tastiere house di Olio che partono: sarà pure vero che sembra A Forest dei (THE!) Cure con la base di Killer di Adamski però dal vivo è eccezionale... over and over again a ripetizione mi fa venire in mente di aver sentito recentemente cedere alla dance anche l'originale Robert Smith in Da Hype di Junior Jack, ma non è neanche possibile paragonare un prodotto dance convenzionale impreziosito da un ospite di lusso con l'energia pura che viene dal palco dei Rapture.

Seguono quindi Killing con le due voci che si rincorrono, I Need Your Love, quindi House Of Jealous Lovers, ormai diventata un vero e proprio inno, a giudicare dalla risposta del pubblico. Si termina con Luke che, come già in Open Up Your Heart, scende e abbraccia il pubblico e con il suo aspetto da bravo ragazzo sembra essere così sincero... è distrutto e sudato come noi che abbiamo ballato finora come pazzi: quando l'energia e l'entusiasmo che ti comunica un concerto è così forte come per questa band viene davvero da pensare che nonostante il castello di citazioni, ci sia comunque la stessa innocenza e genuinità di fondo nel renderle proprie di chi ha davvero amato come te quegli stessi artisti...

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