Nel 1966 il gruppo londinese aveva stupito pressoché tutti, con il primo album di sole canzoni originali, dopo le molte precedenti cover di pezzi rock e blues. Solamente un anno dopo, la cosiddetta "svolta psichedelica" operata da artisti come Beatles e Dylan lascia una scia troppo profonda da non essere seguita. E qui si pone l'"anno magico", o se si vuole quello della sperimentazione, visto il lavoro di "Their Satanic Majesties Request", successivo comunque a quello che meno sa di Rolling fra tutta la discografia. Infatti, se "Their Satanic" simboleggiava una psichedelia a tratti persino ridondante, "Between The Buttons", pur non così smaccatamente lisergico, dà comunque il via a questa svolta. L'influenza sia dei Beach Boys di "Pet Sounds", sia di Bob Dylan, che nello stesso anno firma "Blonde On Blonde", sia dei sopraccitati Beatles di "Revolver" è evidente, e l'album, ultimo della discografia a contenere tracce diverse in USA e Gran Bretagna, è popolato nel complesso da canzoni belle, ma non eccezionali. Non a caso furono incluse "Let's Spend The Night Together" e "Ruby Tuesday", inizialmente su 45 giri,  a scapito di "Back Street Girl" e "Please Go Home".

L'apertura è affidata come di consueto al classico singolo - gemma che predomina sull'intero album; il celebre riff di pianoforte di Ian Stewart ci trasporta in un boogie di trainante efficacia, molto simile a "Sympathy For The Devil" per la composizione strumentale e per la trainante energia. Le restanti composizioni si snodano su canoni ben poco rollingstoniani, con il piano e l'organo che sovrastano le chitarre, e la parte vocale quanto mai in primo piano. I Nostri intraprendono così un viaggio attraverso la sperimentazione di generi decisamente inconsueti: soprattutto il boogie - woogie ed il jazz ("Let's Spend The Night Together", "Something Happened To Me Yesterday", la grandissima "Connection", e "Cool, Calm And Collected", con imperdibile assolo vocale di Jagger), ma anche le lente ballate accompagnate dall'organo ("Ruby Tuesday", "She Smiled Sweetly"), senza che possa mancare Brian Jones con l'imprescindibile sitar, presente in un pò tutto il disco. Le poche impennate rock si riscontrano in "All Sold Out" e "Miss Amanda Jones", ma restano le uniche: nell'intero album si riflette appieno quella vena jazzistica propria appunto del biondo alter - ego di Jagger, come d'altra parte di Watts e di Wyman (con il fondamentale supporto di Ian Stewart, Nicky Hopkins e Jack Nitzsche), non a caso i veri protagonisti dell'opera.

Insomma, un disco per intenditori, diciamo, forse l'unico a discostarsi un pò dai temi tradizionali. Di lì a poco sarebbe arrivato il periodo '68 - '72, e questa è storia.

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