"A BIGGER BANG"

Roma 6 Luglio 2007, stadio Olimpico, Rolling Stones 35'000 spettatori.

Potremmo chiudere qui.

Invece voglio raccontarvi una serata che non ha avuto nulla di nostalgico, ma è stato un vero e proprio evento rock. L’unica vera pecca è stata l’organizzazione. Un parterre che per i 160 e 200 euro di biglietto non era assolutamente all’altezza. Anzi tutt’altro. Verso le 20.40 un folto gruppo di spettatori riesce a "sfondare" dalle tribune e a raggiungere il palco. Sintomo ulteriore del fatto che il sistema dei prezzi adottato era assolutamente errato. Nessun qualunquismo e nessuna massimalizzazione del tipo “siamo in Italia”, ma almeno una riflessione è d’obbligo. Il pubblico a dispetto dei prezzi fin troppo elevati abbracciava tutte le fasce d’età dai 10 ai 75 anni. Intere famiglie con prole al seguito, il grande popolo del rock è anche questo.

Poi potete anche snobbarlo… il rock. Potete dire che non vi piace il suono delle chitarre distorte, che non amate gli eventi di massa,… potete dire che è la musica del diavolo, ma non potete dire di non aver mai ascoltato almeno un brano degli Stones. A chi non è capitato almeno una volta di ascoltare o canticchiare la melodia di Satisfaction, o Miss you, o jumpin jack flash. Lo stesso Bill Gates quando si trattò di lanciare windows ’98 comprò i diritti di Start me up per includerla nel noto sistema operativo. Ed è proprio con Start me up che alle 21.30 comincia una notte rock molto speciale.

Giochi pirotecnici iniziali, fuochi ed esplosioni, e i due accordi di Start me up escono potenti dalle chitarre di Ron Wood e Richards. Il palco alto come un edificio di 4 piani si illumina a giorno. Sul maxischermo centrale compare Mick Jagger. Wood, Jagger e Watts hanno il look di sempre, Richards invece, dopo aver recitato nel sequel de “The Pirates of the Caribbean" sembra aver preso un’altra strada. Ormai è un pirata a tutti gli effetti. In una cascata di elettricità arrivano le note di You got me rockin', Rough justice, Rocks off e She’s so cold. Ed è rock.

Ruby Tuesday ci concede un attimo di respiro, ballad come poche. Il rock non è solo musica ma poesia e simbolo culturale di intere generazioni. E loro sono qui a ricordarcelo. Neanche il tempo di riprendersi dalla commozione che il riff di Can you hear me knockin' ci riporta con i piedi per terra. In tutto ciò fanno anche un omaggio al grande padre del Soul. I’ll go Crazy, di James Brown cantata in duo da Jagger e la splendida vocalist Lisa Fisher.

Un momento di pausa arriva quando Keith Richards lasciata la chitarra intona You got the Silver accompagnato da Ron Wood alla steel guitar. Il più canonico dei blues. Pensavamo di aver visto tutto ed invece era solo l'inizio perchè si riparte con Gimme shelter seguita da Miss you, mentre il palco semovente comincia a camminare verso la tribuna ed il bagno di folla è totale. Dalla struttura fissa esce un’enorme bocca rossa di quasi dieci metri con la lingua di fuori. E poi It's only Rock'n'Roll e Satisfaction come per dire: ragazzi siamo i Rolling Stones e adesso cominciamo a fare sul serio. Sulle note di Honky tonk woman il palco mobile retrae verso la struttura principale, giusto per dare il tempo alla scenografia di assumere una tinta rosso fuoco e a Jagger di indossare uno spolverino rosso. Partono le percussioni e una frase ci attraversa i pensieri: “Pleased to meet you…”, il momento è arrivato: Sympathy for the devil. Avrebbero potuto finirla qui e invece no, c’è ancora Paint it Black.

Il finale è un classico dei classici, Jumpin’ jack flash. Sono trascorse quasi due ore in cui Jagger ha saltato, ballato, cantato e corso a dispetto dei suoi 64 anni. Eppure dopo averci salutato ritornano ancora sul palco. Brown Sugar, altro inno di una generazione che nel bene o nel male, questo non spetta a noi dirlo, aveva comunque degli ideali. Solo a questo punto si spengono le luci e gli ultimi fuochi d’artificio illuminano uno scenario degno testimone di un evento di quelli che non si dimenticano facilmente. Anche perché, c’è da dirlo, sarà difficile che possano ancora fare un tour biennale da 150 date in tutto il mondo.

Ad ogni modo da molti anni in Inghilterra si dice che in caso di conflitto nucleare due sarebbero i sopravvissuti: gli scarafaggi e i Rolling Stones. Forse è il caso di cominciare a crederci.

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