Sono lì da un'infinità di tempo. E fanno sempre la loro cosa.
C'è chi dice che la facciano meglio di chiunque altro, chi dice che ormai sono patetici e chi, come me, sostiene che questa sia la vera musica classica del secondo novecento, insieme naturalmente al miglior jazz.
Il problema, infatti, non sarebbe più di tanto la proposta odierna, ma essenzialmente il sound, che esce benissimo anche da questa nuova pagina. Anzi, se è possibile ne esce persino migliorato.
Ed il sound degli Stones è buona parte del rock del secolo scorso. Non tutto, non si può non convenirne, ma buona parte sì: gli Stones hanno fatto scuola, sono stati clonati e imitati sia esplicitamente che surrettiziamente dalle persone più impensabili e nei dischi meno sospettabili. Ovunque capita di sentire un riff "alla Richards", oppure l'allargamento di una vocale "alla Jagger". A mio avviso c'è pure una bella schiera di gente che li imita involontariamente, inconsciamente, per inerzia, tanto questo suono è ormai entrato nel DNA dei musici di tutto il mondo.
Insomma, in una parola, non si può che dire "grazie" a questi bei vecchietti sculettanti e attillati. Grazie sempre e comunque, grazie a priori e per sempre.
Per parlare dell'ennesimo disco, e in più dell'ennesimo live, devo ammettere che quando l'ho visto sullo scaffale del negozio m'ha preso lo scetticismo più assoluto. Innanzitutto arriva in un momento nel quale gli Stones sono tutto tranne che poco documentati: i dvd live non si contano più, e così i dischi dal vivo degli ultimi decenni.
C'era dunque bisogno di questo disco? Ovviamente no. Ma chi mi legge sa cosa penso del "criterio di utilità"...: se si facessero solo cose utili quanti dischi uscirebbero in un anno (e in generale, quante cose faremmo, scriveremmo, ecc...)? E utili secondo il criterio di chi? Con quali basi, quali requisiti, quali pruriti?
Ragioniamoci: il criterio non è, né può essere, l'utilità. Ma la libidine. Un disco, come un libro o un quadro o un film, ha senso solo e soltanto se dentro c'è della libidine. Se l'artista che l'ha concepito ha ancora qualcosa da dire, e lo sa dire coi mezzi e col coinvolgimento emotivo giusti.
E io, devo ammetterlo, gli Stones così in forma non li sentivo da un'infinità di tempo, comprendendo nel giudizio quasi tutti i live recenti. È probabile che sia l'influenza magnetica dell'immenso regista Scorsese, che ha seguito e voluto la versione cinematografica di questo live. Sarà che per l'occasione i simpatici vecchietti avranno "tirato su" della roba particolarmente buona, ma fatto sta che nessuno di loro, di recente, era così in palla.
Tutto talmente perfetto da far perdonare anche la comparsata della giovane urlatrice supertecnica e senz'anima Cristina Aguillera, che non può far altro che se stessa, e questo era il motivo fondante che avrebbe giustificato il mancato invito e la crocifissione di chi ha avuto l'idea. Si voleva fare una cosa davvero bella, coraggiosa, magari pur non occhieggiando troppo i giovinastri? Beh... mi dicono che Aretha sia ancora in giro, e avrebbe reso benissimo, che so, una "Gimme Shelter", o che, osando l'inosabile, una Joni avrebbe potuto arricchire, per le lacrime dei posteri, che so, una "Wild Horses"... Pazienza.
Dicevo che neanche la piccola urlona non guasta un disco peraltro perfetto, suonato, cantato e registrato da stradìo, assolutamente non inutile neppure quanto a scaletta.
Insomma: quanto avevamo voglia di sentire una perfetta e tiratissima, divinamente inutile "She Was Hot", uno dei tanti inni dei nostri anni d'oro?
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