Ancora oggi, Keith e Mick si permettono di non essere d'accordo riguardo questo loro primo album uscito il 26 aprile 1964. Keith insiste che rimase incompiuto; che alcuni brani non sono altro che provini dimostrativi. Mick afferma il contrario. Comunque sia, quest'album è ancora riconosciuto come uno dei migliori album d'esordio mai prodotto da un gruppo rock.
Certo è imperfetto, ma i difetti non si notano, semmai l'ingenua assenza di sottigliezze accresce l'arroganza dichiarata con cui gli stones assalgono ciascuna delle dodici canzoni. Un grande fattore che ha contribuito al successo dei primi stones fu il loro rifiuto di interpretare, nota per nota, copie originali altrui, e venne posta estrema importanza sugli arrangiamenti musicali. Questo risulta evidente in tutto l'album. Un trattamento polverizzante della "I Need You Baby (Mona)" di Bo Diddley ed un altrettanto stuzzicante ed affilata corsa attraverso "I Just Want To Make Love To You" di Muddy Waters, emergono come magnifiche estensioni a tutto gas di quanto acquisito in "Not Fade Away". Allo stesso modo con Ian Steward alle tasiere, essi frantumano la santificata "Can I Get A Witness" di Marvin Gaye, dopo la quale sono raggiunti da Spector e Gene Pitney per rinverdire la stessa basilare sequenza di accordi come "Now I've Got A Witness (Like Uncle Phil And Uncle Gene)".
Con un tempo ancora più lento, il modo in cui gli stones mettono mano alla piccante "You Can Make It If You Try" di Gene Allison mette in mostra la crescente predilezione di Jagger per emozionali ballate soul del tipo sono-qui-in-ginocchio-che-ti-supplico-baby. Cosa che egli avrebbe esplorato più a fondo in album successivi. Quattro brani spiccano sul resto, "Route66" di Troup, "Carol" di Chuck Berry, "Walking The Dog" di Rufus Thomas e "I'm A King Bee" del grande Slim Harpo.
Profondamente consapevole del fatto che gli stones possedevano un'immagine assolutamente definita prim'ancora di aver sviluppato una identità musicale, il loro manager Andrew Loog Oldham utilizzò in maniera più che chiara la prima al fine di stimolare interesse per la seconda. A tal punto che rimosse ogni cosa, eccetto il marchio Decca, vendendo il disco fidando nell'impatto della fotografia.
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