The S.L.P.
The S.L.P.

Con i Kasabian in pausa annuale, dopo la pubblicazione dell’ottimo “For Crying Out Loud”, Sergio Pizzorno ha pensato che il momento fosse proficuo per tentare una sortita al di fuori della comfort zone della band madre.

Nasce quindi questo nuovo progetto The S.L.P. , nient’altro che le iniziali del nome completo del talentuoso chitarrista di origini italiane (Sergio Lorenzo Pizzorno). L’eponimo album di esordio è una sorta di contenitore dove il buon Sergio inserisce ogni idea fuori dagli schemi (della propria band) concepita in questo lungo periodo; per far questo decide di incidere e produrre tutto l’album da solo nel suo studio di Leicester, ma anche di avvalersi di un paio di collaborazioni di prestigio, come quella con gli alternative rapper Little Simz e Slowthai, entrambi in odor di Mercury Prize.

La prima domanda sorge spontanea: chitarra? Pochissima, e utilizzata in maniera diversa rispetto al quanto fatto nei Kasabian. Ne troviamo in “Kvng Fv”, che si esprime attraverso il finger picking, e in poco altro, così come i momenti vicini alla band di Tom Meighan si riducono al primo singolo “Favourites” (qui la preziosa partecipazione di Little Simz), a “Soldiers 0008” e alla devastante “The Youngest Gary”, che si scioglie ben presto in un trip acido e psych.

C’è anche tanta dance, a volte legata ai migliori nineties dei Chemichal Brothers come nel caso di “((trance))”, a volte più contemporanea e fresca (“Nobody Else”). C’è l’amatissimo Morricone, c’è l’elettronica battente di Lockdown, ci sono le immancabili fascinazioni hip hop di “The Wu”. Insomma, c’è tanta carne al fuoco e spesso anche succulenta.

In fondo il senso di un progetto solista fuori dalla band di origine è proprio quello di sperimentare nuove cose, possibilmente con successo, e Pizzorno ci è riuscito in maniera piena e soddisfacente.

Vedremo quanto questo andrà ad incidere sulla lavorazione del nuovo album dei Kasabian, iniziata da pochi giorni.

Brano migliore: The Youngest Gary