"Siamo il miglior gruppo del mondo. Non c'è gara." (Andy Rourke)
"Come Morrissey, sento che la mia vita era diretta tutta verso Hand In Glove. Da allora in poi le cose hanno semplicemente incominciato ad accadere." (Mike Joyce)
"Non ci sono stati poi molti gruppi che hanno riscosso lo stesso genere di successo che abbiamo avuto noi in così breve tempo. Ma per essere onesti: ce lo meritiamo. Non è l'arroganza che me lo fa dire, ma un autentico entusiasmo per gli Smiths." (Johnny Marr)
"Il nostro successo non mi stupisce, sembra tutto sommato piuttosto naturale. Semmai sarei sorpreso del contrario." (Morrissey)

Nel 1987 avevo 20 anni e ascoltare un album come questo "Louder than bombs" degli Smiths a quest'età devi essere davvero "più forte delle bombe" perché può essere un'esperienza esaltante o devastante a seconda del percorso di ognuno e della situazione emotiva di ascolto.
Parole come "puoi prendermi a calci, caricarmi di botte e spaccarmi la faccia ma non cambierai il mio stato d'animo perché io ti amo. Ed è proprio così strano? Davvero così strano? Io dico no, tu dici sì ma so che cambierai idea!" (da "Is It Really So Strange?") o "Nella mia vita perché devo dedicare tempo prezioso a persone cui non importa se sono vivo o morto? Perché devo sorridere a persone che piuttosto prenderei a calci in faccia?" (da "Heaven Knows I'm Miserable Now") sono vere e proprie mazzate per chi vive situazioni di primi amori disillusi o di incomprensione generazionale in maniera così assolutista come a quell'età e questi "schiaffi emotivi" si stemperano a diversi livelli in tutti i 24 brani della raccolta.
"Louder Than Bombs", raccoglie infatti singoli e b-side della band ormai diventata leggenda e raccoglie in un doppio LP (ora ripubblicato in un unico CD a prezzo speciale!) una grande quantità di singoli pubblicati dal gruppo al di fuori degli LP ufficiali (per ragioni che ancora adesso non riesco a capire visto la bellezza e l'assoluto standard qualitativo di brani quali Panic, Ask, Shoplifter Of The World e Half A Person).
Il gruppo, peraltro, utilizzava in maniera sentita e coerente l'uso del "singolo" senza le manipolazioni commerciali e di marketing di oggi, tant'è che il gruppo ha dato il via a una vera e propria Smiths-Mania riguardo al collezionismo dei loro singoli per la particolarità delle copertine ancora adesso vere e proprie icone di un "certo modo" di intendere la vestizione grafica di un prodotto musicale.

Un disco che io considero a tutti gli effetti un vero e proprio album "a parte" e che ancora adesso, a distanza di 20 anni, mi rimanda intatte le stesse sensazioni malinconiche e struggenti che vivevo in maniera disperatamente sincera sulla mia stessa pelle: quell'anno venni lasciato dalla mia seconda fidanzata mentre vivevo asseragliato tra le mura di un'istituto di salesiani passando il servizio di volontariato civile lontano da casa tra ex tossici e ragazzi difficili... momenti grigi, bui e colmi di malinconia e di autocommiserazione, ve l'assicuro e chi c'è passato lo sà.
Già...qui la malinconia e l'autocommiserazione la fanno da padrona nelle bellissime "Half a Person", "Heaven Knows I'm Miserable Now", "Unloveable" o nella struggente "Back to the hold house". Canzoni per molti "mono-tonali" che a un primo ascolto superficiale sembrano molto simili una all'altra ma che in realtà, dopo ripetuti ascolti, riescono a fiorire in tutta la loro palpitante bellezza decadente e illuminata, come il monologo autocompiaciuto di "Rubber Ring", la delicata "Sheila Take A Bow" o l'inno generazionale di "Shoplifters Of The World Unite".
I pezzi sono incredibilmente semplici nella loro complessità (le atmosfere vagamente 60ies evocate dalla composizione e dagli arrangiamenti mai banali di Marr alleggeriscono il tutto creando un contrasto irripetibile tra i più imitati dai gruppi che seguiranno) e si elevano nella voce struggente e unica di un Morrissey al massimo del suo talento espressivo. Un Moz che riesce a dare a pezzi come "This Night Has Opened My Eyes" o "Stretch Out And Wait" quel qualcosa in più che è poi il marchio distintivo che solo i grandi artisti riescono a trasmettere.
Ma tra i vari pezzi, il vero gioiellino che si distingue per poesia e incisività resta "Please Please Please Let Me Get What I Want", vera summa espressiva della poetica Morrisseyana racchiusa in poco più di 1 minuto (guarda caso saccheggiata 4/5 anni dalla pubblicità per la reclame di una birra!!).

Disco assolutamente impedibile e da ascoltare a 15, 20, 40 o a 60 anni perché certe suggestioni, certe atmosfere, certi meccanismi del cuore non hanno età e ben vengano strumenti come questo, che ci danno le chiavi per accedere a mondi socchiusi e segreti che albergano nelle profondità della nostra anima che, si sa, in un modo o nell'altro, porta sempre con sè qualche "ferita" più o meno profonda da lenire.

 

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