Intro quasi-triste

15 marzo, sono in una fredda Bologna, da solo, insieme a forse 70, forse 80 persone che sembrano più sole di me. Sul palco gli Spinto Band, che suonano da più di 15 anni insieme, appaiono più giovani di me e ci mettono passione.

Recensione quasi-vera e propria

Erano venuti gli Spinto anche a presentare il loro ultimo lavoro: Cool Cocoon, seppur credo li 5-6 persone me escluso fossero al corrente dell’uscita di 2 loro album negli ultimi 2 anni. E questo è il loro disco più omogeneo, una tavolozza di colori caldi ben distribuiti tra burlesque e romanticismo. A confermare che spiccano tra i pochi gruppi esponenti del pop dolce di matrice classica.
Qui suonano teneri come non mai, infantili si, eppure disincantati al tempo stesso. I temi affrontati sono adulti: i sogni coltivati che s’infrangono nella realtà, la memoria che torna per dare consiglio, lo scoramento di certi periodi della vita, qui li si ritrova meno impersonali e più disillusi.
Però la costante principe rimane intatta: la giocosità, ed è un mezzo miracolo credetemi, un gruppo che ti strappa sempre e comunque un sorriso è un tesoro prezioso. E gli Spinto sono genuini, miele musicale trasformato in dopamina dal cervello. Visto quanta gente se li caga non ho dubbi su quale parte del corpo utilizzino gli appassionati del “settore” per ascoltare.

Quasi-lieto fine

Finito il concerto dopo aver chiesto al cantante perché fossero tornati in questo paese di merda l’ho abbracciato intimandogli di non smettere mai di suonare e un po’ commosso dall’amore nell’aria e dalla birra stavo per pisciarmi addosso ma mi son trattenuto al pensiero di marcare uno dei miei eroi. Il mondo è un posto migliore anche grazie a loro.

Carico i commenti...  con calma