The Stooges
The Weirdness

Ma che peccato... Ci hanno impiegato trent'anni per rimettersi  insieme (29 per la precisione) dopo che nel '96 l'idea della reunion era fallita visto che Iggy Pop era troppo impegnato a fare concerti e soldi per la prima volta dopo una carriera di stenti. Poi ce ne hanno messo altri tre per fare un disco intero, dopo che qualcosa ci avevano già fatto assaggiare su quello "Skull Ring" che nel 2003 costituiva l'ennesimo tassello nella carriera discografica di Iggy, e dopo che hanno passato tre anni a fare concerti in giro per il mondo un giorno sì e uno sì.
Ci si sarebbe aspettati davvero qualcosa di più di questo disco "decent but unremarkable" (definizione non mia ma che sposo in pieno). Almeno una buona dose di energia ruvida e arrabbiata, con carburante sufficiente - se non a far altro - ad accendere la pira dell'incendio che avrebbe consumato tutto con furia finale portando via tutto, come la nave che si allontana bruciando in un bel funerale vichingo, la prua volta verso il mattino di una fine onorevole oltre le Colonne d'Ercole del Rock'n'roll. Così, giusto per tenere un po' su l'onore, che diamine, invece di cantarci che "My idea of fun is killing every one" purtroppo il vecchio cuore di fan avrebbe voluto che Iggy trovasse un altro modo di dirci che ancora oggi a 60 anni suonati proprio non si diverte. Molte cose già sentite (nella stessa "Weirdness" infiniti echi delle sonorità di "American Caesar", 1993) ma peggiorate da una dimostrazione di ennui infinatamente più banale, in "I'm fried" la continuazione (?) di "Little electric chair" e così via per 12 canzoni un po' inutili dove - come ha scritto Alice Moore - "mi aspettavo l'energia di Funhouse e ho trovato i B-side degli Ugly Kid Joe" con Iggy che ci confessa (in "You can't have friends") che "I wanna be your friend to the bitter end" e il tappeto sonoro della chitarra di Ron Ashton che si slava via in sprazzetti che non feriscono mai (e meno male che produceva Steve Albini). Be', mi sa che la bitter end è bella che qui. .