Mi tolgo subito il pensiero: J.S. Bach è stato uno dei più straordinari compositori della storia della musica. Per qualcuno è in assoluto il più grande, ma io non sono il tipo che si sbilancia... Quando sento parlare di Bach gli aggettivi "Serio", "Severo", "Rigoroso" ecc. si sprecano. A me piace pensare a lui come a una specie di scienziato magari un po' brontolone con i mediocri e, perchè no, capace di fulminarti con qualche motto di spirito ma, in generale, affamato di conoscenza ed entusiasta di ogni nuova "scoperta"... A dimostrare tutto ciò credo sia la sua stessa musica, divenuta la teoria e la pratica di ogni musicista, e un po' anche la sua vita dedicata esclusivamente al lavoro e alla famiglia (ebbe una ventina di figli...). E pure Piero Angela doveva essere cosciente del carattere scientifico della musica di Bach quando scelse la famigerata "Aria sulla quarta corda" come sigla di "Quark"... Oh, e per quale delle mille versioni disponibili, credete che il buon Piero abbia optato? Per quella de "Les Swingle Singers" contenuta in "Jazz Sébastien Bach", ovviamente...

Apro una parentesi: io provo un brivido di piacere quando qualcuno tratta come una "scienza" qualche disciplina che per l'uomo comune non ha nulla di "scientifico". Per esempio, leggendo l'autobiografia di Mouhammed Alì, rimasi affascinato dalla sua descrizione del suo modo di boxare. Lo definiva "scienza" o "arte" pugilistica. "E vedi mo' che la boxe non è solo due energumeni che si prendono a cazzotti", pensai io... Per chiudere la parentesi, un'illogica associazione di pensiero mi fa dire che quella di Bach è una musica spakkaossa, ma lo dico a voce bassa che un po' mi vergogno...

Ora, la domanda sorge spontanea: con tutta questa scienza, teoria, studio ecc... dove se ne va a finire il sano e semplice divertimento (dell'ascoltatore ma anche dell'esecutore, il compositore invece lasciamolo riposare in pace...), conseguenza fondamentale, almeno per il sottoscritto, di qualsiasi ascolto, che sennò scatta una successione (veloce o meno a seconda dei casi) di gradazioni di noia, da quella blanda a quella mortale? E comunque, visto che non parliamo di un piagnone qualsiasi ma del super genio di Eisenach, come si fa ad esaltare il carattere ludico delle sue molto scientifiche composizioni?

La risposta la trovate in questo CD: prendete una batteria e un contrabbasso. Stendete un bel ritmo swing e rendetelo di tanto in tanto frenetico tipo bebop. Prendete poi otto voci (quattro maschili e quattro femminili) perfettamente intonate, educate alla scuola della classica e del jazz, assegnate a ognuna una parte dello spartito originale e non dimenticate: è vietato improvvisare... Vedrete, se invece di un violino, di un violoncello o di un calvicembalo ci sono dei cristiani che dicono cose come "Ba-dà-Ba-dà", "Tu-dù-Tu-dù" o "Sa-ba-dùm-Pli-ùm-Bi-Dàààààà", tipici del canto "Scat", tutti sono felici e contenti, garantito... Ma mi raccomando: niente ritmico schioccar di dita che fa tanto trucido se associato a Bach... Insomma, una musica meravigliosa adattata allo spirito del tempo (l'album uscì nel '63). A me infatti questi brani, a parte quelli più solenni e pensosi (nonostante quanto detto finora, in questa registrazione non mancano di certo) sembrano la perfetta colonna sonora di qualche carosello degli anni sessanta, di sicuro uno di quelli belli, magari uno con Orson Welles protagonista...

E ora due paroline due su "Les Swingle Singers": Ward Swingle, un americano dell'Alabama trasferitosi a Parigi, fondò il gruppo dopo lo scioglimento e la parziale fusione di due gruppi vocali: i "Double Six" (Swingle era uno di loro), e i "Blue Stars" di Blossom Dearie. Un giorno a vostra scelta del 1962 questi otto: Jean-Claude Briodin, Jean Cussac, Christiane Legrand, Jeanette Baucomont, Claudine Meunier, Anne Germain, Claude Germain e zio Ward, si ritrovarono in uno studio parigino con il contrabbassista Pierre Michelot e i due batteristi Gus Wallez e Andrè Arpino. Colà essi registrarono alcune pagine del "Clavicembalo ben temperato", de "L'arte della fuga", delle "Suites per orchestra" ecc. appositamente riarrangiate. Il contratto con la Philipps garantì la pubblicazione e un pugno di valorosi D.J. americani, trasmettendo l'album (in america si intitolava "Bach Gratest Hits"...), provocarono un piccolo fenomeno: in un'epoca in cui a far faville era una masnada di gruppi pop e rock, "Jazz Sébastien Bach" raggiunse la top ten e al gruppo venne pure assegnato qualche grammy... Da allora moltissimi altri compositori sono stati swingati dai miei e, spero, presto vostri beniamini: Mozart, Telemann, di nuovo Bach (questo CD mette insieme "Jazz Sébastien Bach" e Jazz Sébastien Bach Vol. 2" del 1967), Beethoven, Schubert, Chopin ecc... Collaborarono anche con il "Modern Jazz Quartet" e con Luciano Berio per la sua "Sinfonia"...

Nel 1973 "Les Swinle Singers" diventarono "The Swingle Singers". Ward aveva rotto con i collaboratori francesi e se n'era andato a Londra attratto dalla tradizione corale inglese... Ma questa è un'altra storia che, per altro e per fortuna, non si è ancora conclusa...


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