E' il 1971 quando i Trip, gruppo per metà inglese e per metà italiano decidono che è giunta l'ora di partorire l'opera seconda della loro esile ma prolifica discografia. Sebbene il nome, ai più non dica molto, il disco è assai importante: esso infatti sancisce la nascita (assieme a Collage de Le Orme, che è dello stesso anno) del cosiddetto prog italico, genere snobbato nella penisola ma apprezzatissimo in tutto il resto del cosmo.

Ma veniamo al disco: si struttura in cinque tracce che per circa mezzora avvolgono in una atmosfera particolarmente cupa, la quale ci rimanda scene dantesche della Commedia che fanno un po' da filo conduttore di tutto l'album rendendolo una specie di concept, per non dire un concept vero e proprio.

 L'opera si apre con "Caronte I", strumentale che dopo un inizio sinistro quanto astuto, si impenna in un hard rock che fa veramente drizzare i peli del pube ed il pube stesso. L' apertura sconvolgente lascia spazio a rumore di automobili e passi che introducono un pacato giro di basso: è "Two Brothers" che intorno al terzo minuto esplode in saette hard con la voce del buon Wegg Andersen, bassista del gruppo. Gli altri componenti sono Joe Vescovi tastiere, voce e geniale mente del gruppo, William Gray, chitarre e Pino Sinnone, batteria.
Su un ipnotico giro di basso la seconda traccia si congeda lasciando spazio ad una ballata, "Little Janie" ben costruita attorno all'angelica voce di Joe Vescovi il quale ci immerge in un'originalissima atmosfera onirica di grande impatto.
Nella quarta traccia, si cela il capolavoro dell' album, "L'Ultima Ora/Ode a Jimi Hendrix"; nella prima parte della canzone un rock energico ci guida sino alla seconda parte, un adagio liturgico, dove Vescovi e compagni masturbano ognuno il proprio strumento sino ad ottenere l'eiaculazione musicale desiderata.
Chiude l'album, "Caronte II" dove lo stesso vagito di organo che ha aperto il disco è solo un pretesto per altre divagazioni sul tema.

Caronte rimane un album da riscoprire, una pietra miliare del progressive che troppi hanno ingnorato proprio a causa della scarsa importanza che la musica italiana ha dato a questo gruppo. Speriamo che questa recensione riesca a farlo schizzare in cima alle classifiche, seminando i vari D' Alessio, Tatangelo e Ramazzotti che da troppo infestano la scena musicale italica.

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