Mettiamo subito in chiaro due cose: in primis che questo non è un brutto disco: arrivati alla loro seconda fatica, i Vaccines sfornano questo Come Of Age che, nonostante non cambierà le vostre vite, è probabile che rimanga nel vostro iPod per un po' di tempo, il che già è un buon risultato di questi tempi. La seconda cosa da dire è che i Vaccines sono quattro amanti del revival mica da ridere: a chi infatti non sono venuti in mente i Ramones che cantavano ''Hey Oh, Let's Go'' ascoltando la maggior parte dei brani dell'album d'esordio dei nostri? Cambiando genere, lo stesso si può dire anche della quarta traccia di questo secondo album, ''All In Vein'',la quale tanto ricorda il Dolce Signore di George Harrison. Ma spieghiamoci meglio.
Torniamo al primo punto: questo non è un brutto album fondamentalmente perchè è composto da canzoni discrete, dove i Vaccines dimostrano ancora una volta di saper trovare delle ottime melodie di un immediatezza rara, e di sentirsi perfettamente a loro agio nel ruolo di Next Big Thing della scena inglese, ruolo assegnatogli l'anno scorso dalla stampa, dopo il folorante e ancora vivido What Did You Expect From The Vaccines?. Si ascolti il singolo ''No Hope'', non originale ma comunque convincente, ''Teenage Icon'' e ''Ghost Town'', con riffoni di chitarra a-là Arctic Monkeys o il terzetto ''Weirdo'' - ''Bad Mood'' - ''Change Of Heart Pt.2'', dove dimostrano ancora di possedere la allegra vibe indie-rock del primo album. Si può notare anche un deciso incremento di assoli di chitarra, poco presenti nell'album precedente.
L'album però non è privo di note dolenti: nel tentativo di maturare e di variare la tematica dell'esordio,spesso e volentieri il suono prettamente rock è stato ammorbidito per lasciare spazio a canzoni più lente e di minore efficacia, nelle quali i quattro di Londra dimostrano di non trovarsi a loro agio, come avviene ad esempio in ''Lonely World'', il brano di chiusura. Un altro passo falso sono i testi, dov'è non c'è stato il miglioramento che ci si aspettava da una band ambiziosa com'è quella capitanata da Justin Young (vedi la quasi ridicola ''I Wish I Was A Girl''). Non si trovano, pertanto, in questo seguito pezzi all'altezza di ''Noorgard'' o ''Wreckin Bar'', e in alcune parti l'album pare saturo e forzato.
In sostanza i Vaccines, nonostante si riconfermino una bella realtà, fanno il passo più lungo della gamba, esplorando territori nei quali non sempre dimostrano di muoversi bene; non è però detto che questo disco non ottenga successo a livello internazionale e che contribuisca ad incrementare la fama della band. Perchè come già detto, brutti dischi sono altri.
Ah, un'ultima cosa: non soprendetevi se tra poco li ascoltarete su Rtl 102.5
Elenco e tracce
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Altre recensioni
Di definitelyalex
"Il secondo album è sempre il più difficile"
"Questo è senz'altro un album più maturo e ragionato con il rischio però di perdere la freschezza e l'immediatezza che avevano fatto la fortuna del loro album di debutto."
Di Loconweed
Il secondo disco dei Vaccines appare come un insieme di canzoni scialbe e in alcuni casi pedisseque.
Il miglior pezzo di questo lavoro è 'No Hope', con un testo tipicamente inglese e stereotipicamente cinico.
Di GabriAvella
«Era un periodo talmente produttivo che era da stupidi lasciarsi sfuggire l'occasione.»
«Come Of Age non regge il confronto con il folgorante predecessore, ma possiede canzoni che farebbero morire d'invidia il 90% dei gruppi odierni.»