Ecco cosa sono i Vaselines: un tool cognitivo. Possono rappresentare un sostegno al pensiero musicale. Lo sapeva anche Kurt Cobain.

La proporzione matematica è:

Carneade : Don Abbondio = The Vaselines : Nirvana

Nient’altro che una cult-band scozzese di indie (power) pop.

Il chitarrista e cantante Eugene Kelly (1965) e la cantante e chitarrista Frances McKee (1966) formano i The Vaselines nel 1986 a Glasgow. Più ufficialmente l’anno seguente, a Edimburgo.

Nessuna ipotermia notturna. Solo un ragazzo e una ragazza di un collage di Edimburgo che adoravano cospargersi di vaselina. Soprattutto lei. Lui amava Pastels, Jesus And Mary Chain, Dinosaur Jr., Pussy Galore, Sonic Youth, Nancy Sinatra & Lee Hazlewood e il punk rock. Lei i Soft Cell, tanto da voler essere un giorno “i Soft Cell, ma senza tastiere”.

I Vaselins sono una pianta bulbosa perenne, gigli di palude, bianchi fiori pop, candore tremante, gocce di latte dal seno di Era. Purezza e innocenza che stanno tutte nel loro disarmante approccio sonoro.

La loro musica è essenziale e diretta. Ha allettanti melodie bubble gum e le chitarre grezze del punk. La scrittura è leggera, sciocca e licenziosa. I testi adolescenziali, concisi e stringati, sono segnati da un’ allusività sboccata e dall’assenza di pretese intellettuali. L’andamento è amatoriale con esecuzioni lineari o approssimative.

Da un punto di vista canoro, Kelly è baritonale e stopposo, McKee invece esile, dolce, sensuale, quasi crema oftalmica. I due si rincorrono con sollecitudine, come in una danza amorosa d’uccelli esotici.

Uno stile dunque scalcinato, ingenuo, disimpegnato, mielato, ma anche abrasivo e versatile: un perfetto e originale prodotto di pop music, che per alcuni fu il Santo Graal dell'indie pop, mentre da questa parte dell’Oceano fu ignorato.

Sopravvalutati o sottovalutati? Qual è la differenza? Che importa?

Furono i diletti dei Pastels (di Glasgow), dei Beat Happening (di Olympia, WA) e poi dei Nirvana (di Aberdeen, WA). Kurt Cobain additerà Kelly e McKee come "i suoi songwriter preferiti di sempre", chiamerà sua figlia Frances Bean, in onore della McKee, farà le cover di tre loro pezzi: “Son Of A Gun”, “Molly’s Lips” (in "Hormoaning", poi "Incesticide") e “Jesus Wants/Doesen’t Want Me For A Sunbeam (nell’“MTV Unplugged in New York”).

La McKee in proposito dirà: «Era caratteristico dei Vaselines essere riconosciuti perché qualcun altro ha fatto le cover dei nostri pezzi. Che c’è di meglio, per degli scansafatiche come noi, di un’altra band che fa tutto il lavoro sporco al posto tuo?».

Enter The Vaselines” è una raccolta del 2006 che include tutto il catalogo della band, acquisito dalla Sub Pop e già pubblicato come “The Way Of The Vaselines: A Complete History”, ma in più allinea un secondo disco con demo tape e registrazioni live a Bristol (1986) e Londra (1988).

Nel primo EP dell’ 87, “Son Of A Gun”, ci sono umorismo e twee-pop tipicamente inglesi, vaghe radici folk e cantautorali, l’influenza dei Pastels, il rock’n’roll anni 50 e il garage dei 60, l’aggiornamento indie dei duetti di Lee Hazelwood e Nancy Sinatra.

Nel secondo EP dell’ 88, “Dying For It” (anche questo prodotto da Stephen Pastel per la 53rd & 3rd), emergono le lezioni americane dell’ alternative/indie rock di genealogia velvettiana, Sonic Youth in primis.

Nel loro “unico” LP, “Dum-Dum” (edito da Rough Trade nell’ 89, con la line up stabilizzata col fratello di Kelly Charles alla batteria e James Seenan al basso), il suono si mostra solido e potente, ma ancora sinuoso (strilli invasati, iterazione passivo-aggressiva di ritornelli, drumming scalpicciante) e votato all’estetica lo-fi (pressapochismo, rumori sparsi e pseudo assoli di chitarra metallica).

Il disco bonus vanta i demo per "Son of a Gun", tra cui i pezzi mai realizzati "Rosary Job" e "Red Poppy"; include poi il live set del dicembre 1986 a testimonianza di una performance sciatta del duo accompagnato da una drum machine, dinanzi a un pubblico più che distratto. Nel successivo live londinese suonano nuovamente crudi e amatoriali, ma stavolta perché hanno conseguito la loro cifra artistica e con profitto.

L’esperienza di Eugene Kelly e Frances McKee si concluse presto, senza clamore così com’era iniziata. Dopo l’apparizione a fianco dei Nirvana, il ritiro, i Suckle, gli Eugenius, 20 anni, è giunta un’ inattesa reunion, propiziata dalla collaborazione con due Belle & Sebastian, Stevie Jackson (chitarra) e Bobby Kildea (basso), che ha fruttato due onesti album: “Sex with An X” (2010, vicino al sound originale) e “V For Vaselines” (2014, ispirato ai Ramones).

Veniamo ad alcuni dei brani memorabili di “Enter The Vaselines”.

Son of a Gun” è un pezzo di twee pop con chitarre che alternano distorsioni punk e jingle-jangling sopra una batteria regolare e un piano boogie. La folksy “Rory Rides Me Raw” al tempo fu definita “un incrocio tra Leonard Cohen e i Butthole Surfers”! You Think You’re A Man è una cover asciutta del pezzo disco di Divine, dove alle pantomime del duetto si sovrappongono finti orgasmi (che risultano derivare da un’abbuffata di ciambelle alla marmellata!). La spedita “Dying for it” ha un testo allusivo e mordace: “I'm dying for something,/ oh what will it be/ I'm dying for you/ to do something to me”. “Molly’s Lips” è un rockabilly con trillo di campanello di bici e voce impassibile. Se “Jesus Wants Me For a Sunbeam”, che replica un canto per l’infanzia ("I'll Be a Sunbeam"), ospita la violista elettrica Sophie Pragnell omaggiando i Velvet di Cale, “Monsterpussy”, titolo che è tutto un programma, omaggia con l’interpretazione di Kelly i Velvet di Reed. Il power-pop di “The Day I Was A Horse” centrifuga in una versione smaccatamente sixties il verbo Ramones. “Ha detto che sono stata un lutto/ E che sarebbe stato meglio venire/ E si è trasformato in un cavallo”. Inizia in sostanza col riff di “I’m a Yesterday Man” di Chris Andrews. Le due versioni tratte dal “Live in London” sono leggermente alterate: meno ipercinetiche, la prima presenta un sovraccarico di eco nella sezione maschile. Nei testi risalta l’aggiunta della rima satirica “The day I was a Horse/ Was very nice of course”.

Ma alla fine cosa ci rimane di questo power-indie-pop?

Una impressione di grandezza sconcertantemente inconsistente o di semplicità intelligente.

Dove ti porta questa musica? Da nessuna parte. O meglio, esattamente lì dove sei. Tanto è popular. È quotidianità pura, un biglietto giornaliero, un po’ di ironia e qualche guizzo melodico all’ombra del rumore.

Jesus don't want me for a sunbeam,
Cause sunbeams are not made like me,
And don't expect me to cry,
For all the reasons you had to die,
Don't ever ask your love of me.

Don't expect me to lie,
Don't expect me to cry,
Don't expect me to die for thee.

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