Dopo la delusione di "Vision Valley" ritorna il quartetto di Sydney, orfano anche del bassista Patrick Matthews, l'unico musicista davvero preparato e soprattutto l'unico ancora sano di mente nella baracca. Craig Nicholls, tornato quasi sano dopo che gli era stato diagnosticato il morbo di Asperger, è ora accompagnato da un nuovo bassista, dal fidato batterista Rosser e da un chitarrista che a vederlo fa quasi ridere, per quanto tenti di emulare Kurt Cobain!
La formula è inspiegabilmente sempre la stessa: pezzi simil-beatles alternati a pezzi simil-Nirvana con meno rabbia, più banalità e un tocco in più di Supergrass; ma non glielo dice nessuno ai ragazzi che siamo al quarto album e sarebbe pure ora di crescere un pò? Per non parlare della qualità dei pezzi: melodie infantili, sentite e risentite in anni e anni di Rock'n'roll ("Get out", "Scream"). Non va meglio neanche con le ballads ("A girl I knew", "True as the night"), che paragonate al buon esordio "Highly Evolved" mettono quasi i brividi. Insomma,oltre al singoletto carino da classifica, il resto è il vuoto; rock di plastica per gente di plastica, che vedendo Craig sfasciare chitarre sul palco e sbraitare potrà dire di aver trovato gli Who della loro generazione.
Ma non è finita... non ci erano bastate "Autumn Shade 1" e "Autumn Shade 2": adesso ce n'è anche una terza versione, pop melenso che sa tanto di svogliato e inconcludente. I ragazzi quindi si autocelebrano: la "Mary Jane" del primo album adesso si chiama Kara. Noi però, di Jane continuiamo a preferire quella sweet dei Velvet Underground.
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