Più di 600.000 mila anime ancora sveglie alle 2 del mattino per aspettare l’improvviso e immenso ingresso di Pete Townsend e soci, “simpatica rock band di Shepherds Bush”, come annunciò Jeff Dexter. Uno dei più bei concerti che abbia mai visto, aimé in dvd, quello della storica partecipazione degli Who al festival sull’isola di Wight nell’agosto del ’70, dal 26 al 30 si alternarono nomi del calibro di Joni Mithchell, Jimi Hendrix Experience, Jethro Tull, Doors. Il rombo di tuono nella notte giovane: Heaven and Hell, il pubblico impazzito, la voce di John Entwistle, nella tutina di scheletro con un improbabile caschetto nero, insieme a quella di Roger Daltrey, mostro si seduzione con i pettorali e addominali sempre in bella vista, le frange della sua giacca Hippy avanti e indietro incontro a quel microfono che sale e scende, si attorciglia e cade. A destra il mostro delle chitarre masturbate e mandate in pezzi a terra, in completo bianco, stivaletti e calze rosse. Al centro quel pazzo amico del pazzo Bonzo dei Led, il simpaticissimo e inestimabile per il suo valore tecnico, Keith Moon, uno dei simboli del rock e dei suoi destini d’eccessi. I suoni degli anni che verranno passeranno di qui.

Mani in alto, capelloni ovunque, abiti sgargianti, i voli, i salti, le piroette di Pete, con la testa che per poco riesce ancora a rimanere attaccata al corpo, "I Can’t Explain" e le immagini dei virtuosismi dei 4 in velocità. Gli sguardi di Keith, il blues ipnotico e cazzuto, con l’ispirato Roger, "Young Man Blues", Pete sembra andare in cortocircuito, trema, il braccio impazzisce e ruota, senza fermarsi, come già a Woodstock. Roger, Keith e Pete che scherzano sulla pronuncia dell’americano e parte Water (uora in americano) più di nove minuti con le urla finali “give me water!!”. Il medley con "Twist and Shout" e poi "Summertime Blues" e poi ancora "Magic Bus" con Roger all’armonica e lo spirito punk di "My Generation", Keith si butta addosso un bicchiere pieno di qualcosa, chiudono la prima parte con tanto di volteggiamento in aria della Guitar di Pete per passare alla seconda dedicata ai pezzi di Tommy, i siparietti comici tra Keith e Pete, che porca vacca non capisco perché non sono un traduttore d’inglese(!), Overture, e la magia di quelle note ci addentrano nel mondo del bambino sordo-muto-cieco, la voce di Pete, "It’s a Boy", "The Hawker" e le leggendarie ritmiche che portano a Christmas, con Keith che salta e Pete che urla con voce roca “Tommy can You here me” fra i “see me, feel me touch me” di Roger, poi "The Acid Queen" e l’immortale Si minore di Pinball Wizard. È notte fonda, e chi se va più!

L’inquietante "Fiddle About" cantata da John, precede "Go to the Mirror", "Miracle Cure", la sfrenata "I’m Free" con quel riff così semplice ma così potente, e la conclusione con "We’re Not Gonna Take It", certi ragazzi nel pubblico si muovono e urlano ancora, come del resto tutti quanti, e vedendoli nelle loro facce forse sotto l’effetto di qualche sostanza. Applausi, urla, la giostra di Pete, Roger, Keith e John sembra impazzita ormai alle 5 del mattino alcolico.

Chiude il filmato un simpatico omaggio a quella macchietta alcolizzata che era Moon. Il concerto in realtà durò di più di quello che appare in questo meraviglioso affresco d’ energia e di vita. È da vedere ! Chiusero i battenti come ho già detto alle 5 del mattino e credo, anzi ne sono sicuro, che nessuno si sarebbe sognato di andarsene a letto con tutto quel rock in corpo.

Carico i commenti... con calma