Il contributo di Thelonious Sphere Monk alla nascita e allo sviluppo del jazz moderno è incalcolabile.

Il Cappellaio Matto fu tra i primissimi a presiedere alle storiche jam sessions che si svolgevano, agli inizi degli anni '40, al club Minton's di New York, leggendaria culla del bebop. Con lui erano il batterista Kenny Clarke, il trombettista Dizzy Gillespie e il sax contralto Charlie Parker, detto 'Bird'. Se Bird rappresentò l'anima del bebop, il leader carismatico, Dizzy ne fu il trascinatore, e Monk l'eminenza grigia, il maestro segreto.

Soprannominato 'the High Priest of bebop', questo Gran Sacerdote fu uno dei diretti responsabili del processo di teorizzazione e creazione del bebop stesso, tramite la sua forte influenza sugli altri due grandi, che in continuazione gli chiedevano consulto nella soluzione dei più svariati problemi musicali. Monk rispondeva ai quesiti alla sua maniera: suonando le soluzioni al pianoforte davanti ai giovani 'alunni', che voracemente assorbivano il tutto. Ciò nonostante, il rapporto di Monk con Bird e Diz, e col bebop in generale, non fu mai quello di grande affinità. La sua musica era molto diversa dal bop (e da qualsiasi altra musica), e fu uno dei pochi a non considerare dei padreterni quei due, e a ridimensionarli abbastanza duramente.

Dichiarò: "Bird e Diz non mi hanno insegnato nulla sul piano musicale, non un accordo o una malizia. Ho invece l'impressione che, a forza di suonare con me, di chiedermi consigli sul modo in cui ottenere una migliore sonorità, su come scrivere buoni arrangiamenti e di farmi correggere la loro musica, siano stati loro a comporre temi che in qualche modo provenivano direttamente da me."

Nonostante la sua importanza come "figura nascosta" del bebop, è senza dubbio il suo talento nella composizione ad aver reso Monk immortale, essendo in questo campo secondo solo a Duke Ellington, nel mondo del jazz. La sua tecnica pianistica non ortodossa, piena di note "sbagliate" (percuoteva la tastiera con le dita tese), fece gridare allo scandalo i puristi, che lo accusarono addirittura di non saper suonare (!), e le sue stranezze, il suo carattere da orso, la sua indifferenza nei confronti del successo e le sue beghe con la polizia fecero si che il riconoscimento del suo genio da parte del pubblico e di buona parte della critica fu assai tardivo. Il suo mondo musicale rimase cristallizzato nel frattempo, e non si modificò di una virgola anche quando il successo arrivò e divenne una star, a cui la rivista "Time" nel '64 dedicò copertina e un lungo servizio. A lui, di quello che facevano e dicevano gli altri, dentro e fuori dal mondo della musica, non importò mai nulla; rimase sempre fedele alla sua visione delle cose.

E la sua visione musicale può essere rappresentata benissimo dagli album d'esordio "Genius Of Modern Music", Vol. 1 e Vol. 2, sicuramente i dischi storicamente più importanti di Monk (e anche tra i suoi capolavori), incisi nel periodo '47-'53 per la Blue Note di Alfred Lion. I pezzi contenuti in questi due cd, nella storia del jazz, hanno la stessa importanza degli Hot Fives & Sevens di Louis Armstrong, delle incisioni Savoy e Dial di Charlie Parker, di "Kind Of Blue" di Davis e di "A Love Supreme" di Coltrane.

Sono qui presenti, infatti, molte delle sue composizioni migliori, tra cui nel Vol. 1 "Ruby My Dear", "Well You Needn't", "Off Minor", "Introspection", "In Walked Bud", "Monk's Mood", e la famosissima "'Round Midnight", tanto cara a Miles Davis, e suonata in lungo e in largo da intere legioni di jazzisti. Altri pezzi di spicco, presenti nel Vol. 2, sono "Four In One", "Criss Cross", "Straight No Chaser", "Ask Me Now", "Let's Cool One". Inoltre figurano alcuni standard, di cui Monk diede varie versioni nel corso degli anni, metabolizzando ed elaborando a tal punto il materiale di partenza da renderlo suo a tutti gli effetti. Sono le "monkiane" "Nice Work If You Can Get It" di Gershwin, "April In Paris" di Vernon Duke, e le vetuste "Carolina Moon" e "I'll Follow You", ognuna trasfigurata sotto una lente deformante.

Tutti i suoi brani sono caratterizzati da una incredibile virtuosità ritmica, in cui le linee melodiche e le strutture armoniche raramente seguono cadenze e accentazioni convenzionali. Al contrario assecondano una particolare logica parallela, che riesce a compiere il miracolo di far risultare altamente orecchiabili e godibili i suoi pezzi, nonché molto equilibrati, nonostante i molteplici accenti in levare e le disposizioni asimmetriche e sghembe tra le varie battute. Si, perché prescindendo dall'elevata complessità formale, le motivazioni e l'ispirazione che spingono Monk sono al contrario elementari, primigenie, vicine perciò a chiunque. Thelonious è come un artista primitivo che si diverta a creare forme strane e grottesche con intrecci sbilenchi di rami nodosi, e che riesca nella duplice sfida di farli stare in piedi e di esprimere ciò che ha dentro.

Ad accompagnarlo nelle sedute di incisione vi sono musicisti di secondo piano nel Vol. 1 (batterista Art Blakey a parte), cosa che fortunatamente non intacca affatto la qualità della musica, mentre nel Vol. 2 compaiono nomi più importanti come Milt Jackson (vibrafono), Kenny Dorham (tromba), Lou Donaldson (sax contralto), Lucky Thompson (sax tenore), Art Blakey e Max Roach (batteria).

Fu un maestro e un punto di riferimento per centinaia di musicisti, e continua ad esserlo.

"Monk is DEEP". Dizzy Gillespie

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